FOLLONICA – “Ricorrente torna, ogni tanto, il problema di quella area verde appena fuori Follonica che. nonostante sia nei desideri e atti di cittadini e amministratori da più di 20 anni, non trova pace”.
A scriverlo, in una nota, l’associazione follonichese La duna in merito al bosco di Montioni.
“Ieri siamo tornati al centro del parco non parco – proseguono dall’associazione -, proprio a Montioni, e da lì siamo partiti nella verifica di quello che è stato fatto rispetto a quello che sarebbe stato opportuno fare. La “casa del vetturino” è stata in parte abbattuta in quanto crollata e a rischio crollo sulla strada, la zona industriale dell’allume è totalmente inghiottita dalla vegetazione e sotto, probabilmente, non rimangono che cumuli di sassi e mattoni.
La zona del ponte, il mulino e la diga, anch’essi ricoperti dal verde, le terme della Baciocca sono sempre lì, ogni tanto viene tolta la vegetazione che la vorrebbe nascondere ma di restaurare e proteggere non se ne parla più da anni.
Poco più sopra una struttura edilizia storica è crollata e sta per crollare del tutto: “la villa”, una piccola casetta di poche decine di metri che è anche proprietà pubblica e che con poco si potrebbe salvare.
Altro ci sarebbe: il bellissimo podere di Poggio ai Bugni oppure la misteriosa struttura lungo il corso del fosso Acquanera, le fonti seccate o i forni del carbone sulla strada per la Pievaccia che stanno cedendo anch’essi.
Montioni è un luogo, adesso, che incute una sorta di timore reverenziale. Entrare nella macchia con una luce incerta, vedere la numerose escavazioni nella roccia rossastra, i dirupi improvvisi, i resti di strutture divorate dagli alberi, ti mette un poca di soggezione. A confermarlo qualche segnale di pericolo, qualche rete.
Ci sarebbe da lavorare a Montioni, recuperare, proteggere, valorizzare. Da poco, come tutti gli anni, è stato corrisposto lo spettante al comune di Follonica del conferimento dei gessi rossi Venator alla ex cava, quello che chiamiamo affettuosamente “il vicino pianeta Marte” e che si trova proprio attorniato dal “parco” pur non essendo compreso in esso. Circa 100mila euro che vorremmo fossero spesi in progetti /interventi di recupero tipo quelli che abbiamo elencato sopra. Ad esempio, anni fa si parlava di proteggere le Terme della Baciocca con una copertura, cosa da poca spesa: non sarebbe possibile ripartire da lì – conclude La duna -, in attesa che la Regione Toscana istituisca questa Riserva regionale protetta che dovrebbe sostituire il parco, della quale si parla da tanto ma che non si sa che fine abbia fatto e quali competenze avrà?”.