GROSSETO – «Arrivati a questo punto le chiusure sono l’unica scelta: avremmo dovuto agire prima, ma per i cittadini non sarebbe stato facile accettarlo. Hanno bisogno di vedere i letti degli ospedali pieni…». Sono le parole dette dalla prima ministra Angela Merkel in occasione della videoconferenza tenutasi il giorno prima fra i capi di governo dell’Unione europea per discutere di come contenere la pandemia di Covid-19. A riportare il virgolettato di frau Merkel, venerdì 30 ottobre, il quotidiano La Stampa.
Questa dichiarazione, lì per lì, ha lasciato sconcertati gli altri capi di governo europei, ed ha inevitabilmente aizzato le polemiche. Ma ancora una volta la signora Merkel – la “culona” come l’ha definita una volta un incongruo presidente del consiglio italiano – col suo apparente cinismo ha dimostrato la propria inarrivabile statura politica. Permettendosi di dire che «il Re è nudo», lei che per antonomasia è considerata il “Re” d’Europa. Quando nel contesto attuale il Re è invece il “popolo”.
Perché, bisogna dirselo per quanto la cosa sia sgradevole, la verità inconfutabile è che a partire dagli scorsi mesi estivi, apprendisti stregoni e virologi da bar hanno contribuito a promuovere la bufala che il Covid-19 fosse depotenziato. Così come che ognuno di noi ha iniziato ad elaborare il proprio personale alibi per giustificare le sue trasgressioni al buon senso, o le giustificazioni per tenere aperte le proprie attività. Quando fosse tornato a soffiare forte il vento della pandemia. Evento verificatosi puntualmente a partire da settembre, come ha sempre sostenuto sarebbe successo la stragrande maggioranza della comunità scientifica mondiale. Dal momento che era lapalissiano che un virus parente stretto di quelli influenzali, avrebbe ripreso a circolare in modo virulento con il ritorno del freddo.
Allarme che peraltro nessuno ha voluto ascoltare per le motivazioni più diverse: da quelle politiche a quelle economiche, da quelle pseudoscientifiche a quelle basate sulla necessità di troppi apprendisti stregoni (con laurea) di avere un palcoscenico personale. Dilapidando in pochissimo tempo i risultati faticosamente ottenuti con il grande sforzo collettivo sostenuto dalla maggior parte degli Italiani perbene nel periodo da marzo alla fine del maggio scorso.
Purtroppo, quella stessa Italia da giugno in poi ha rimosso collettivamente i comportamenti virtuosi. E la cosa ancora peggiore è che pure la politica fino a quel momento virtuosa, ha deciso di assecondarne gli spiriti animali, adeguandosi al tran tran e finendo per scivolare fatalmente al livello infimo di quella parte che ha sottovalutato sin dall’inizio i rischi che portava con sé la pandemia. Con la recente pantomima dello scaricabarile sulle impopolari scelte di restrizione tra Governo e Regioni, e viceversa.
Era tutto previsto dal famigerato rapporto estivo di mezz’estate del Comitato tecnico scientifico, con tanto di scenari previsionali. Come lo “scenario 4” che con l’indice di trasmissione oltre una certa soglia, prevedeva il ritorno al lockdown e alle «zone rosse». Scenario che oramai è realtà conclamata in 11 regioni italiane, fra le quali anche la Toscana. Quindi anche Grosseto, dove a venerdì 30 ottobre si contavano 66 nuovi positivi e si registrava l’apertura del secondo modulo di terapia intensiva dedicato ai malati Covid.
Sempre venerdì scorso, in Italia è stata superata la soglia psicologica dei 30.000 nuovi contagiati, con la plastica rappresentazione del concetto fino a quel momento fumoso di «incremento esponenziale» dei contagi. E la materializzazione delle conseguenti ancestrali paure. Oltre alla marginalizzazione dei cialtroneschi e autoreferenziali negazionisti da baraccone. Molti dei quali allignano nelle forze politiche di opposizione.
A questo punto l’esorcizzatissimo lockdown è senz’altro inevitabile. Qualunque sarà la formula dialettica con la quale sarà incartato. E il fatto che ci arriveremo in condizioni appena meno peggiori di quelle in cui nel frattempo ci sono arrivati Paesi europei come Francia, Spagna o Belgio, fra gli altri, non potrà far velo all’occasione mancata dall’Italia. Che fino a pochi mesi era in un’oggettiva posizione di vantaggio.
Tutto questo è la inossidabile dimostrazione del fatto che la signora Merkel ha semplicemente detto la verità: solo provando il morso della paura – «vedere i letti degli ospedali pieni» – le persone si arrendono all’evidenza. E prendono atto che le misure apparentemente draconiane suggerite dalla scienza (il lockdown preventivo), sono la condizione minima indispensabile per affrontare razionalmente l’emergenza, salvare il salvabile ed evitare di doversi leccare ferite purulente.
Tutto questo, inoltre, rende irrealistiche le proteste corporative delle due ultime settimane. Non perché le angosce di ristoratori, gestori di palestre, artisti, tassisti o quant’altro, valgano meno rispetto a quelle di operai, bancari o altre categorie professionali. Ma perché far finta di non vedere che ristoranti, teatri e palestre aperti, sarebbero comunque inesorabilmente vuoti per la paura delle persone comuni, ha sviato la discussione pubblica dall’unica cosa sensata da fare: ragionare su come aiutare questi comparti economici a sopravvivere. Ancora una volta tutto lapalissiano, quanto sistematicamente ignorato.
In questo contesto vagamente folle, la discussione oziosa sul rimpasto di governo, o sulla sua sostituzione con uno di salute pubblica, è davvero un fenomeno surreale. Perché, al massimo, l’esito sarebbe di sostituire la colpevole stupidità del M5S che ha bloccato a maggio la scelta di ricorrere ai soldi del Mes, oggi preziosi, con l’irresponsabilità conclamata di un’opposizione distintasi per un ridicolo negazionismo. In ogni caso un rimedio peggiore del male.
«Rebus sic stantibus» (stando così le cose), bisogna semplicemente serrare i ranghi e gestire l’inevitabile periodo di lockdown, in modo da salvare più vite umane possibili e contenere i danni economici. Anche perché, isterie collettive a parte, la buona notizia è che sono davvero quasi pronti i vaccini e gli anticorpi monoclonali. I trial clinici dei diversi prodotti si concluderanno tra dicembre e marzo. Dopodiché bisognerà attendere il via libera dall’Ema (l’agenzia europea del farmaco), che sta accelerando le verifiche sulle prime due fasi delle sperimentazioni che hanno coinvolto più di 50.000 persone. Peraltro, i risultati sono molto incoraggianti, tanto che un’azienda di Pontedera ha già iniziato a stampare le scatole per le fiale del vaccino che presto si inizierà a produrre. Ci vorrà un po’ di tempo per vaccinare qualche decina di milioni di Italiani (oltre al resto d’Europa e del mondo). Ma ragionevolmente entro fine primavera saranno coperte le categorie a rischio. Ed entro fine anno toccherà a tutti gli altri. Lasciando finalmente ai ridicoli negazionisti la libertà di nuocere sollo a sé stessi.
Il Covid-19 ha i mesi contati, sarebbe appena il caso di non fargli fare danni eccessivi per manifesta incapacità di cogliere l’essenza delle cose.