GROSSETO – Anche l’Arci si esprime sulla chiusura delle attività sociali e culturali dove rientrano anche i circoli dell’associazione.
“Non possiamo accettare – spiegano dal Comitato Provinciale di Grosseto – la sospensione delle attività culturali, sociali e ricreative, attività che è possibile svolgere in piena sicurezza. Sin dall’inizio della pandemia, nonostante le enormi difficoltà, abbiamo agito in maniera responsabile, facendoci carico di azioni di solidarietà senza mai rinunciare a ciò in cui crediamo fortemente: il valore della socialità. In sicurezza. Adottando da subito tutti i protocolli a tutela dei singoli e della collettività.
Sono stati e sono mesi duri. Siamo consapevoli che l’emergenza epidemiologica non è terminata e che la salute è un bene primario ma ci troviamo davanti a provvedimenti non equi che penalizzano fortemente l’associazionismo diffuso.
Già in questi mesi molte realtà associative non hanno retto all’impatto dell’emergenza; ora senza prevedere indennizzi come per altre categorie, per tantissimi circoli della nostra rete sarà difficile rialzarsi. Quasi impossibile.
Per questo non ci stiamo e chiediamo:
che venga riconosciuto il nostro ruolo e funzione sociale nel Paese di lotta alla povertà e alle disuguaglianze, solidarietà e mutualismo, promozione della cultura e della socialità;
che venga garantito fattivamente di poter continuare a svolgere questa funzione essenziale, soprattutto in un periodo di crisi sociale come quella che stiamo vivendo;
subito interventi consistenti sul piano delle risorse da allocare, ristori che ci consentano non solo di non chiudere definitivamente le nostre sedi, ma anche di continuare a promuovere quei servizi essenziali alle cittadine e ai cittadini che abbiamo fornito sinora. Spesso autofinanziandoci attraverso attività che oggi non ci è più consentito di svolgere. Non accetteremo mai la miopia di essere considerati marginali rispetto ad altri comparti del Paese;
di poter continuare a svolgere le nostre attività nel pieno rispetto delle regole anti contagio. Ci riferiamo, in particolare, a tutte quelle attività che invece lo stesso DPCM consente di svolgere a chi le promuove per fini commerciali.
Per tutte queste ragioni abbiamo organizzato ieri, in tutta Italia e nella nostra provincia momenti di sensibilizzazione sotto l’insegna “Curiamo la socialità”. Per dire no a delle misure che riteniamo sbagliate e per chiedere di tornare a svolgere al più presto la nostra funzione nel Paese”.