MONTE ARGENTARIO – “La ‘questione Cala Galera’, dopo il pronunciamento della sentenza da parte del Consiglio di Stato, si è dimostrata agli occhi dell’opinione pubblica per quella che è: una sonora sconfitta per la comunità argentarina”.
A scriverlo, in una nota, Luigi Scotto, capogruppo in Consiglio comunale della formazione “Argentario: il progetto”.
“Per spiegare i motivi di questa mia conclusione – prosegue -, vorrei ricorrere ad un’analogia che serve, anche a coloro che non sono informati dei fatti, per comprendere a fondo la questione e poter formulare, in maniera obiettiva, un giudizio di merito.
Immaginiamo che Cala Galera sia come un bellissimo fondo commerciale ubicato a Roma in via del Corso. Un fondo di prestigio, sia per la posizione che per il valore immobiliare che possiede, su cui la proprietà (la comunità argentarina) confida di ottenere, nel tempo, una buona rendita. Tale fondo viene gestito da un amministratore, il sindaco in carica all’epoca della vicenda, con ampi poteri decisionali. Aspettativa della proprietà è che la gestione venga condotta nell’ottica di produrre nel tempo maggiori benefici per la proprietà stessa (i cittadini dell’Argentario).
Che sia chiaro senza ambiguità: per “Argentario: il progetto” non ha alcuna importanza chi gestisce il Marina. Va benissimo l’attuale gestore.
Per noi, oltre ad un ritorno adeguato per la collettività, sono importanti i molti lavoratori di Cala Galera e gli operatori ed imprenditori che operano nella struttura.
Il vero problema non è dunque chi gestisce il Marina ma i due sindaci, il passato e l’attuale, poiché entrambi hanno deputato il Marina come loro terreno di scontro politico. E la contrapposizione politica tra i due ha assunto livelli così alti da far perdere ad entrambi la giusta lucidità nell’affrontare l’affaire Cala Galera nel giusto modo e con i giusti strumenti.
Il primo, Arturo Cerulli, quando era sindaco ha, infatti, trovato il modo di prolungare di trenta anni la concessione alla società di gestione con il risultato, di fatto, di barattare un bene di enorme valore per un misero piatto di lenticchie.
L’attuale sindaco Francesco Borghini, per contro, dopo aver valutato che ‘l’affare’ concluso da Cerulli non fosse adeguato e il ‘prezzo d’affitto’ concordato ridicolo, ha presentato opposizione andando però oltre i termini previsti (18 mesi), dimostrando una superficialità e inadeguatezza al ruolo imbarazzante.
Chi si è trovata col cerino in mano è stata alla fine, ancora una volta, la comunità argentarina che, invece di ottenere dal suo capitale introiti adeguati e vedere portare avanti politiche di sviluppo coraggiose e lungimiranti, si trova ancora una volta a dover pagare scelte sbagliate di altri.
Conclusione – finisce la nota -: un sindaco assolutamente incapace a gestire il bene pubblico affidatogli e un altro sindaco che, lasciatemelo dire, di fronte ad una sfida come questa non è stato capace di fare altro se non di ‘perdersi in un bicchier d’acqua’”.