GROSSETO – “Piango un amico fraterno, che come me ha amato la Maremma e questa città, per la quale ha dato il contributo della sua intelligenza e professionalità”. Così don Franco Cencioni, proposto del Capitolo della cattedrale, ricorda Mario Luzzetti nel giorno della sua scomparsa.
“L’ultimo incontro con Mario – racconta – l’ho avuto il 12 ottobre scorso, in un momento che non faceva prevedere la sua morte. Quell’incontro, nel quale gli avevo annunciato l’arrivo a Grosseto del tondo di Botticelli messo a disposizione della Città dal cugino Gianfranco, ci ha consentito di parlare e convenire che la presenza di quest’opera d’arte era davvero l’espressione singolare, ma più incisiva del titolo della Settimana della bellezza 2020, il dono, quale manifestazione più forte del dono per eccellenza, quello della vita, non solo terrena, ma eterna e che il tondo di Botticelli ci richiama. Per me, amico fraterno e soprattutto sacerdote, è stato il viatico per una persona che ho stimato e a cui ho voluto bene assieme a tutta la sua famiglia”.
Mario Luzzetti ha fatto parte, fin dalla sua costituzione alla fine degli anni ’90, della commissione diocesana d’arte sacra. “In tutti questi anni – dice don Cencioni, che è anche direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici – ha dato sempre il suo contributo professionale a titolo liberale, altamente apprezzato, a tutti i progetti che l’ufficio beni culturali ha sottoposto alla commissione. Era un non praticante, ma una persona dall’intelligenza raffinata e di cultura, alla ricerca dell’assoluto, inoltrandosi nella lettura del messaggio biblico-evangelico e dei documenti della Chiesa per trovare punti di riferimento sui quali orientare le sue scelte di vita”.
Don Franco si avventura anche in ricordi personali. “A Mario ero legato da una familiarità antica fin dagli anni dei nostri studi, anche per la comune appartenenza ad un sodalizio laico, i fideles sodales, che raccoglieva concittadini dalle professionalità più varie e dalle posizioni culturali altrettanto variegate. A riguardo l’amico fraterno Mario, oltre il valido contributo alla Diocesi nella commissione d’arte sacra, ha fatto anche parte del pool di architetti che, curando la progettazione dell’ospedale della Misericordia, ha firmato la cappella del nosocomio e mi ricordo anche che ha progettato la prima costruzione della chiesa di Porto Ercole. Con gli amici fideles sodales ha goduto della stima e della presenza dei nostri vescovi: Tacconi, Scola, Babini e Agostinelli nei nostri convivi del lunedì sera che poi si sono interrotti per il venir meno degli amici”.