GROSSETO – “Nei provvedimenti del Governo è evidente una certa incoerenza”. Lo sostiene Cna Grosseto dopo l’uscita dell’ultimo decreto, che limita alcune attività produttive per ridurre i contagi. “È chiaro che la salute dei cittadini deve essere al primo posto nelle scelte del Governo – commentano il presidente di Cna Grosseto, Riccardo Breda, e il direttore Anna Rita Bramerini – non capiamo perché non si sia deciso di procedere con una chiusura a zone, piuttosto che per categorie”.
“Le imprese – continuano i vertici di Cna – da marzo si sono adeguate per rispettare le indicazioni date e tutelare al massimo la salute dei lavoratori e dei clienti. Anche quelle della ristorazione alle quali oggi viene imposta una chiusura anticipata che stentiamo a ritenere efficace se applicata in tutto il Paese. Per ristoratori, baristi, pasticcerie, birrerie e altre attività la chiusura alle 18 significa un preludio alla chiusura definitiva e, con questa, anche un grave danno alla filiera agroalimentare che approvvigiona queste attività. E se, come accaduto in passato, il ristoro economico annunciato dal Governo non sarà adeguato e immediato, saranno tante le imprese e le famiglie che cadranno in una crisi profonda”. Sono tante infatti i lavoratori ancora in attesa della cassa integrazione, così come si sono rivelate insufficienti alcune misure contenute nei precedenti decreti, come il credito di imposta per le spese relative alle misure di prevenzione che, dal 60 per cento preannunciato, si è ridotto ad un misero 9 per cento. “Aspettiamo con ansia l’incontro di mercoledì tra Governo e parti sociali – aggiungono – e ci auguriamo che questa volta gli aiuti annunciati siano effettivi, ma vista l’incertezza del momento, è necessario che il confronto tra Governo, imprese e sindacati sia permanente e, soprattutto, fatto prima che il decreti vengano approvati”.
“Quello che viene da chiederci, oggi – continuano – è quanti altri Dpcm dobbiamo aspettarci? Ci siamo appena affacciati all’autunno e l’inverno terminerà a marzo del prossimo anno. Lo chiediamo non con spirito polemico, ma perché abbiamo bisogno di sapere cosa dire alle nostre imprese, in modo da consentire loro di programmare la propria attività e non vivere alla giornata”.
“Sapevamo che la curva dei contagi sarebbe aumentata in questo periodo e avremmo avuto bisogno di rafforzare le strutture sanitarie, soprattutto in termini di personale, di aumento dei posti di terapia intensiva. Chiediamo chiarezza – sottolineano Breda e Bramerini – per capire quanto tempo ancora dovranno resistere le imprese”.
Secondo Cna Grosseto le misure previste in questo ultimo decreto potevano essere scongiurate agendo diversamente in queste ultime settimane: “Era necessario effettuare controlli più incisivi nelle aree pubbliche, in piazze, parchi, vie cittadine, davanti alle scuole, dove era più facile disattendere le regole e creare situazioni di assembramento e quindi a rischio contagio. Questo, al contrario, è molto più limitato nei pubblici esercizi e attività che rispettano le regole, limitano il numero di accessi e sorvegliano i comportamenti dei clienti. Ci auguriamo che il senso civico dei cittadini comporti il rispetto di quanto nel decreto è vivamente consigliato, per evitare di trasferire nei luoghi privati quello che si vuole impedire che accada negli esercizi pubblici, con la chiusura alle 18”.
Inoltre l’aumento dello smart working nella pubblica amministrazione sta creando altri costi indiretti per le imprese, soprattutto a quelle più piccole, costrette ad ore di fila per accedere agli uffici. “Così come il settore privato si è organizzato sin da marzo per continuare a garantire le proprie attività, chiediamo che lo stesso sia fatto nel settore pubblico, perché in questo momento tutto quello che può agevolare la vita dell’imprenditore rappresenta un aiuto concreto”, continua Cna.
“Non condividiamo questa misura – concludono Breda e Bramerini – ma chiediamo al Governo di snellire in fretta le procedure, ricorrendo anche alle autodichiarazioni, per poter davvero dare un aiuto concreto e rapido a chi, più di altri, subirà il contraccolpo di queste chiusure, per far sì che le aziende possano sperare di ripartire non appena la situazione sanitaria si sarà stabilizzata”.