GROSSETO – “Se nelle grandi città i ristoratori potrebbero superare la crisi grazie all’apertura prevista solo all’ora di pranzo, nelle piccole realtà come le nostre la chiusura fissata per le ore 18 dal Governo con l’ultimo Dpcm può rappresentare per loro il colpo di grazia dopo i difficili mesi della scorsa primavera”.
È la preoccupazione espressa sindaci della Lega Luca Grisanti di Campagnatico, Diego Cinelli di Magliano e Francesca Travison di Scarlino. “Non sappiamo quale sarà il futuro di queste attività sul nostro territorio -affermano- ma registriamo grande preoccupazione. Perdere i ristoranti per molti dei nostri borghi vorrebbe dire perdere comunque dei presidi importanti. A volte sono loro le uniche attività ancora in piedi dopo anni difficili. Se dovessero abbassare definitivamente le saracinesche sarebbe un ulteriore passo verso l’abbandono dei nostri paesi”. Un Dpcm che lascia perplessi anche per le chiusure dei bar. “Crediamo -commentano i sindaci- che la chiusura alle 18 rappresenti un problema anche per loro, soprattutto nel fine settimana quando tra aperitivi ed happy hour avevano la possibilità di incrementare i guadagni. Sarebbe bastato far alzare loro il livello di sicurezza per gestire l’emergenza”.
I tre sindaci credono che la situazione, almeno in Maremma, fosse ancora gestibile. “Così come in primavera -affermano- la Maremma fa registrare dati decisamente migliori rispetto ad altre realtà ed i nostri cittadini hanno dimostrato attenzione. Crediamo che con la prevenzione e con comportamenti adeguati e controlli severi, almeno da noi, si sarebbero potute evitare misure che sono drastiche e che ci fanno parlare di un lockdown mascherato”.
A questo punto sono necessari gli aiuti dello Stato e della Regione con l’onorevole Mario Lolini e il consigliere regionale Andrea Ulmi che sono pronti ad intervenire. “Lo faremo ognuno per i nostri livelli di competenza e coinvolgendo i nostri gruppi parlamentare e consiliare -affermano Lolini e Ulmi- La tenuta di importanti settori della nostra economia è a rischio e sia lo Stato che la Regione devono intervenire, non con promesse, ma con azioni mirate rivolte a quelle attività che rischiano il loro futuro a causa della pandemia e delle conseguenti restrizioni”.