GROSSETO – Folta rappresentanza di imprenditori della provincia di Grosseto mercoledì 28 ottobre nella manifestazione di protesta che Fipe-Confcommercio sta organizzando a Firenze ed in altre diciotto città italiane (Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Palermo, Bergamo, ecc.) con l’obiettivo di ricordare il valore economico e sociale dei pubblici esercizi e chiedere alla politica un aiuto per non morire.
A Firenze la mobilitazione andrà in scena alle ore 11.30, in perfetta sincronia con le piazze delle altre città. La delegazione di operatori della provincia di Grosseto, guidati dal presidente provinciale di Fipe-Confcommercio Danilo Ceccarelli, si unirà ai colleghi in arrivo da tutta la Toscana per dare vita ad un “banchetto di protesta”: tovaglie stese a terra e apparecchiate di tutto punto per sei commensali, ma con piatti e bicchieri rovesciati. Perché “il piatto piange e la musica è finita”, come recita lo slogan scelto da Fipe per la manifestazione.
“La filiera del turismo è fra quelle che stanno pagando il prezzo più caro di fronte alla crisi innescata dalla pandemia e gli ultimi provvedimenti presi dalle autorità per il contenimento della nuova ondata di Covid-19 la stanno mettendo definitivamente in ginocchio”, ricorda Danilo Ceccarelli – “Non soltanto i ristoranti, svuotati dall’effetto psicologico negativo determinato dall’impennata di nuovi casi, ma anche i bar, i locali di intrattenimento e le imprese di catering e banqueting, impossibilitati a lavorare a causa delle restrizioni sugli orari di apertura e sui partecipanti a eventi e matrimoni”.
È un’emergenza nell’emergenza: il settore della ristorazione occupa in Italia oltre un milione e duecentomila addetti distribuiti in 340mila imprese, 50mila delle quali sono ora a rischio chiusura, con oltre 350.000 addetti che perderanno il posto di lavoro. In Toscana il comparto è rappresentato da circa 22mila imprese, delle quali almeno 3mila, secondo Fipe-Confcommercio, sarebbero a rischio sopravvivenza entro il 2020.
“Non si riesce a capire perché il governo si ostini a considerare i pubblici esercizi un problema quando invece potrebbero essere una risposta responsabile alla voglia di socialità”, prosegue il presidente provinciale Fipe Confcommercio, “hanno investito tempo e denaro nella messa in sicurezza dei locali, tutto pur di stare aperti e garantire ai clienti la massima tranquillità. È impensabile che l’unica ricetta proposta per contrastare la pandemia sia quella di chiudere tutto o di generare una psicosi di massa. Coniugare sicurezza e lavoro è possibile e deve essere l’obiettivo del governo e della politica. Ecco perché mercoledì prossimo scenderemo in piazza per chiedere alla politica scelte più mirate, di sostegno ai settori maggiormente in crisi come quello della ristorazione e dell’intrattenimento. Non possiamo lasciare gli imprenditori e i lavoratori da soli di fronte a questo momento drammatico. Ma la cosa più drammatica è che così facendo si chiuderanno anche le città con meno luci, meno insegne, meno socialità e meno qualità della vita. Dobbiamo fare presto, servono risposte concrete e servono subito”.