GROSSETO – “Riuscire a ridurre a dieci giorni la quarantena, e a un solo tampone negativo di controllo, è un’ottima notizia che speriamo sia resa presto operativa. Va però spiegata e letta nell’intero contesto del sistema sanitario nazionale”, spiega Nicola Draoli, presidente dell’Opi Grosseto.
“In realtà – continua Draoli – la buona notizia non riguarda tanto la persona positiva, che si vedrebbe accorciare la quarantena, bensì per tutti gli altri pazienti che avrebbero una disponibilità maggiore in termini di risorse e di personale a loro dedicato ad esempio con più tamponi per ridurre i tempi di attesa.
Non ha senso ragionare in termini di salute per la singola persona perché il numero massiccio di contagi sta già mandando in sofferenza l’intero sistema sanitario che rischia di non essere più in grado di rispondere anche al bisogno di salute diverso dal coronavirus. Ridurre la quarantena significa risparmiare ad esempio quattro giorni di lavoro delle Usca spendibili su altri casi. Significa, quindi, risparmiare giorni di degenza per liberare posti letto con una dimissione più veloce.
Mai come adesso abbiamo la possibilità di capire che la salute è sempre una questione collettiva e che la coperta, in termini di risorse, è una piccola porzione di intervento che si rischia di sottrarre al sistema e quindi a tutti gli altri pazienti.
Continuiamo a dirlo che questo picco di casi può non essere un problema di salute diretto ma lo è sicuramente indirettamente e ancora va l’encomio a tutti gli operatori sanitari che in modo diverso dai primi mesi sta fronteggiando una mole di lavoro che diventa sempre più grossa. Ad esempio l’apertura di nuovi posti letto covid richiede nuovo impegno di personale e che abbia le giuste competenze.
A rendere la situazione difficile c’è anche la scarsità di risorse che da sempre affligge il territorio ma su cui sappiamo che tutti stanno lavorando. Una su tutte la carenza del parco auto per gli interventi domiciliari.
Lavoriamo con grande impegno sicuri che vi è altrettanto impegno sulle carenze di attrezzature e di risorse, ma dobbiamo ricordarci che le responsabilità vanno condivise da tutti a partire dagli atteggiamenti sociali dei singoli che devono essere mantenuti con attenzione.
La salute può sembrare sempre un problema personale – conclude Draoli – ma nel nostro sistema pubblico è sempre un problema che si riversa sulla collettività”.