GROSSETO – «Il “Fossombroni” di Grosseto sarebbe l’unica scuola maremmana in cui le lezioni si svolgono, almeno in parte, con gli studenti a casa: al “Fossombroni” si applica la didattica-metà-a-casa» a dirlo i Cobas che intervengono sulla didattica a distanza.
«Abbiamo apprezzato l’impegno dell’Ufficio Scolastico di Grosseto al fine di garantire le assunzioni dei supplenti annuali nella maniera più veloce e trasparente possibile. Apprezziamo molte delle soluzioni trovate per numerosi edifici scolastici maremmani da Dirigenti ed Enti preposti per garantire, in sicurezza, il rientro in classe e il diritto all’istruzione degli studenti. E ringraziamo le ditte per avere svolto i lavori di adeguamento, nonostante i tempi stretti loro concessi».
«E’ ormai patrimonio comune che la lezione in classe non può essere sostituita efficacemente da nessuna altra modalità, che rappresenta per gli adolescenti l’unico vero modo per apprendere in maniera efficace, interagendo di persona con i propri compagni e con il resto della comunità educante. Il resto non è vera scuola» proseguono i Cobas.
«Si apprende dalla stampa, però, che il “Fossombroni” di Grosseto sarebbe l’unica scuola maremmana in cui le lezioni si svolgono, almeno in parte, con gli studenti a casa: al “Fossombroni” si applica la didattica-metà-a-casa. Soluzione salomonica e scelta saggia da parte del Collegio docenti e della dirigente, ma che, in realtà, non sembra una scelta didattica, ma una scelta obbligata dalla situazione oggettiva: tanti studenti e spazi ridotti».
«E allora, come mai la scuola in presenza non viene garantita anche agli studenti del “Fossombroni”? Sono forse gli studenti del “Fossombroni” di serie B? Perché non sono stati usati i mesi da marzo a settembre per trovare nuovi locali? Dato il numero di studenti, la Dirigente del “Fossombroni” ha richiesto alla Provincia ulteriori spazi per garantire la scuola in presenza? E, se lo ha fatto, perché la Provincia non ha provveduto a garantire gli spazi richiesti? Lo abbiamo chiesto sia alla Provincia sia alla dirigente e siamo in attesa della loro risposta».
«Una circolare della dirigente del settembre scorso segnala lamentele dei genitori (senza ulteriori precisazioni: quanti, chi, di quali classi?) perché, a suo dire, “i docenti non si connettono”. Un’affermazione nemmeno verificata e, quindi, offensiva e irricevibile. Anche perché a noi risulta che, nonostante l’annunciato potenziamento, la connessione del “Fossombroni” non è sufficiente e spesso non è in grado di garantire il collegamento con gli studenti a casa» prosegue la nota del sindacato.
«Inoltre, ci risulta che le aule non siano dotate di computer e, se ciò fosse vero, tale situazione costringerebbe i docenti ad usare la propria strumentazione: come se per asfaltare una strada agli operai fosse chiesto di portare asfaltatrice e rullo compressore! E’ evidente che, se confermata, si tratterebbe di una situazione inaccettabile sotto ogni punto di vista. Ed è altrettanto evidente che l’accusa della Dirigente nei confronti dell’intero corpo docente del “Fossombroni” è offensiva e inaccettabile».
«Per non parlare delle oggettive difficoltà, per i docenti, di interagire contemporaneamente con gli studenti in classe e con quelli che dovrebbero seguire le lezioni da casa e l’oggettiva impossibilità di assicurarsi che questi ultimi seguano le lezioni. E che dire dell’impossibilità di tutelare le immagini di studenti minori qualora queste venissero salvate (dai compagni o da estranei che potrebbero trovarsi in casa mentre si svolgono le lezioni) nel pc di chi sta a casa? E delle possibili interferenze (che si sono già verificate durante le lezioni on line prima della pausa estiva) di genitori e altri estranei al processo educativo?».
«Nello stesso tempo, sembrerebbe che i problemi di assembramento non siano del tutto risolti dalla didattica-metà-a-casa. Sembra, infatti che gli alunni presenti dentro il “Fossombroni” siano stipati in violazione delle norme anti-Covid. Ciò avverrebbe in alcune classi e, soprattutto, durante l’ingresso e l’uscita degli alunni stessi. Abbiamo chiesto alla ASL di verificare la veridicità delle segnalazioni che ci sono giunte in tal senso da numerosi colleghi. Attenderemo che siano fatte le dovute verifiche, al fine di tranquillizzare l’intera comunità scolastica».