FOLLONICA – «Il sindaco Andrea Benini ha chiesto chiarimenti sui migranti ospiti all’ex villaggio turistico le Caravelle di Torre Mozza (Piombino) alcuni dei quali sono risultati positivi ai tamponi del coronavirus e ha fatto benissimo, perché era urgente e necessario un intervento da parte del primo cittadini follonichese per chiarire la dinamica dei fatti» a dirlo è il Pd di Follonica.
«Nei giorni scorsi un consigliere della minoranza follonichese aveva insinuato che ci fosse una responsabilità del centrosinistra nella situazione delle Caravelle; facciamo un po’ di chiarezza. L’ex villaggio turistico, gestito dal curatore fallimentare, a seguito di convenzione stipulata con la prefettura è adibito a Cas per migranti (centro di accoglienza straordinaria)».
«Fino al decreto Salvini i centri per migranti erano suddivisi in tre fasce di funzioni 1) soccorso prima assistenza e identificazione nelle aree soggette a sbarchi; 2) seconda accoglienza che consisteva nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar); 3) sistema di accoglienza straordinaria (appunto i Cas)».
«La riforma Salvini del dicembre 2018 (113/2018) di fatto ridimensiona gli Sprar anche per una diversa disciplina del termine rifugiato, lasciando solo il Cas dopo la fase uno, con tutte le conseguenze del caso in termini di mancata integrazione. Perciò se vogliamo dare un padre al Cas di Piombino dobbiamo cercarlo nella persona di Matteo Salvini e non nei comuni, siano essi di destra o sinistra, che certe situazioni le subiscono».
«Sul migrante che in attesa dell’esito del tampone è andato per i fatti suoi a Livorno non possiamo dire altro che “la mamma dei cretini” è sempre incinta. Come peraltro dicemmo per l’imprenditore vicentino che dopo un viaggio in Bosnia continuò a lavorare senza quarantena, e una volta trovato positivo rifiutò il ricovero in ospedale. Come il presidente del Veneto Zaia disse che andava sottoposto a Tso ci permettiamo di suggerire al sindaco Ferrari di valutare il Tso in casi simili» prosegue il Pd.
«Il tema della gestione dell’immigrazione è molto più complesso della semplificazione propinataci in questi anni con la demonizzazione dei disperati che sbarcano in Italia e dei gestori dei centri di accoglienza, che, nel caso del Cas di Piombino, non sono le tanto vituperate coop rosse, ma la Croce rossa Italiana. In questi anni i comuni non hanno avuto modo di entrare direttamente nella gestione dei centri, se non in modo marginale e la scelta di depotenziare gli Sprar, che privilegiano i piccoli numeri e i percorsi di accoglienza, preferendo i Cas, centri con grandi numeri di migranti accolti, hanno acuito situazioni già molto difficili dando vita a nuove marginalità alle periferie delle città che sono spesso sfociate in problemi legati alla sicurezza».