ALBINIA – “Nel mese di dicembre 2019 come associazione Vita, chiedemmo alla Regione Toscana di riunire il Tavolo per l’Albegna convocando, oltre la nostra associazione, anche l’associazione dei diportisti di Albinia, il Comitato Il Ponte, i rappresentanti delle Amministrazioni Comunali di Orbetello, Manciano, Magliano in Toscana e Scansano, i rappresentati ed i tecnici del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud, i rappresentanti ed i tecnici del Genio Civile Toscana Sud ed il consigliere regionale Leonardo Marras. Quella riunione, tenutasi poi il 20 gennaio 2020, fu fortemente voluta da questa associazione per evidenziare tutte le criticità riscontrate e fare il punto sul sistema idraulico e sulle opere che attualmente lo caratterizzano, in relazione alle dinamiche della pericolosissima piena del fiume Albegna avvenuta nella notte tra il 16 ed il 17 novembre 2019″.
A scriverlo, in una lettera rivolta al prefetto di Grosseto Fabio Marsilio, l’associazione Vita.
“Al di là dell’affermazione – prosegue la lettera -, da parte delle istituzioni presenti, che tutte le opere avevano tenuto e ben risposto alla violenza di quel particolare evento (affermazione che in buona parte potemmo contestare, evidenziando puntualmente tutte le criticità osservate), vi fu però in quell’occasione la volontà di esprimere, da parte del Genio Civile e della Regione stessa, una presa di coscienza del fatto che è sempre più evidente la necessità di adottare misure adeguate in zone più a monte di Marsiliana (Manciano) con interventi sia
sul fiume Albegna che sugli affluenti più importanti (torrente Elsa). Questo perché è fondamentale ridurre i tempi di corrivazione delle acque, che durante le piene raggiungono picchi impressionanti generando una forza distruttiva incredibile e mettendo in pericolo tutte le aree di valle, quelle più antropizzate del bacino, dove ci sono le nostre attività, le nostre case, le nostre vite.
Il concetto, da noi più volte espresso e che oggi pare abbia trovato sponda e condivisione negli enti regionali, è quello di mettere in campo soluzioni che rallentino l’acqua in aree di monte meno antropizzate e dove sono presenti spazi in cui il fiume può espandersi senza distruzione ed essere calmierato in modo controllato per rallentare e raggiungere valle con parametri più accettabili, evitando il rischio di portare al collasso il sistema idraulico esistente.
In quell’occasione venimmo, in un certo senso, anche rincuorati dal capo del Genio Civile, l’ingegnere Renzo Ricciardi, che ci anticipò la prospettiva dell’imminente costituzione da parte della Regione Toscana di un gruppo di lavoro specifico proprio per analizzare e valutare questa questione, e dal consigliere Marras che manifestò la volontà politica della Regione di procedere e promuovere l’iniziativa.
Il giorno 13 luglio scorso abbiamo avuto un ulteriore incontro proprio con il capo del Genio Civile per avere aggiornamenti riguardo il proseguo dei lavori di messa in sicurezza. Durante l’incontro siamo stati messi al corrente che sotto la presidenza dello stesso Genio Civile di Grosseto è stato istituito il gruppo di lavoro preannunciato. Il fine del gruppo di lavoro, al quale partecipano, oltre al Genio Civile, il legislativo della Regione Toscana, le Aree Protette della Regione Toscana e le associazioni del mondo dell’agricoltura, è quello di individuare una linea di intervento volta a determinare una corretta modalità di gestione dei territori agricoli lungo il corso del fiume, che possano convivere e anzi aumentare la sicurezza idraulica del territorio senza danneggiarne l’economia.
Questo gruppo dovrà sostanzialmente riuscire ad individuare quali interventi e quali misure siano più efficaci e idonei per poter coniugare
sicurezza e sviluppo del territorio intorno al fiume e anche come e dove trovare le risorse economiche.
Siamo compiaciuti di tutto ciò, e ringraziamo per l’impegno che si sta mettendo nella ricerca della sicurezza di tutti noi, tuttavia siamo molto perplessi e preoccupati sulle tempistiche che il perseguimento di questa strada possa avere.
In questo contesto, soprattutto a seguito di quanto accaduto la notte tra il 16 ed il 17 novembre 2019, la preoccupazione e la paura già molto alte nelle persone, nelle famiglie che vivono questi territori, sono addirittura aumentate.
A distanza di quasi 8 anni, otto lunghi anni durante i quali le stagioni si sono succedute per noi a suon di incontri, segnalazioni, sopralluoghi, giornate di lavoro perse, nottate e nottate in bianco per la paura della pioggia, ma anche nella speranza di veder arrivare il giorno in cui poter avere garantito un grado di sicurezza quanto meno accettabile, per noi, per le nostre famiglie e per tutte le persone che vivono questo
territorio, ci rendiamo conto di essere ancora lontani da quel tanto sospirato momento. Per questo chiediamo che siano accelerati i tempi, che siano percorse strade più veloci, che si usino strumenti più efficaci e rapidi e laddove non ci fossero, inventiamoceli.
Chiediamo che si continui ad operare e si consideri la situazione come se fossimo in emergenza e si adottino misure emergenziali perché di fatto è così per noi e per le nostre vite.
Inoltre, durante quest’ultimo incontro al Genio civile, siamo venuti a conoscenza di un’ulteriore beffa, se così possiamo chiamarla, riguardo la procedura di gara per la realizzazione del canale scolmatore di Campo Regio. Almeno una delle ditte partecipanti al bando ha fatto ricorso per la sua esclusione dall’assegnazione dei lavori. Questo purtroppo comporterà un ulteriore ritardo che nella migliore delle ipotesi è quantificabile in un anno. Un altro anno che va a sommarsi ai cinque che ipoteticamente occorreranno per la realizzazione dell’opera e la sua entrata in funzione. Un altro anno che va a sommarsi a questi cinque e agli otto trascorsi, e saranno 13, più almeno un altro anno. Un altro anno. Un altro anno perso mentre centinaia di famiglie continueranno a vivere nella paura. Un altro anno perso mentre noi siamo qui da otto anni a chiedere rapidità. Un altro anno che trascorrerà vedendo anche i lavori in corso fermarsi come ogni anno per qualche mese a
causa di vincoli, blocchi, cavilli, errori procedurali e quant’altro.
Oltre questo, vorremmo poi fare un focus sulla modalità di gestione delle situazioni di emergenza grave, come quella della notte 16-17 novembre scorso, da parte delle istituzioni locali responsabili della Protezione Civile, nello specifico dei Comuni. Durante quell’evento abbiamo assistito ad una totale mancanza di coordinamento tra comuni confinanti e una gestione delle tempistiche di intervento tanto bizzarra quanto incomprensibile e pericolosa per l’incolumità della popolazione.
Abbiamo ricostruito quanto accaduto e ne facciamo per chiarezza un breve riepilogo:
alle ore 22:15 il Comune di Manciano chiude in ambo le direzioni la Regionale 74 in località Sgrillozzo a seguito
dell’esondazione del torrente Elsa;
alle ore 22:30 la stessa Provinciale viene chiusa anche in località Marsiliana all’altezza del ponte del torrente Elsa, perché la carreggiata è completamente invasa dalle acque. Da quel momento nella parte est del Comune di Manciano, quindi sul territorio di Marsiliana, l’amministrazione comunale non ha personale disponibile né proprio né di associazioni convenzionate per la Protezione Civile
da poter impiegare nella gestione di eventuali azioni di supporto alla Popolazione, come ad esempio una evacuazione delle abitazioni lungo il fiume;
alle ore 23:30 il comune di Manciano apre il COC. Ancora nessuna comunicazione dal Comune di Orbetello alla popolazione;
alle ore 00:30 grazie al Coordinamento Provinciale delle Misericordie ed al parroco di Marsiliana che mette a disposizione la canonica, viene aperto un punto di assistenza alla Popolazione locale e alle persone in transito che impossibilitate a proseguire il loro viaggio sono costrette a fermarsi presso la frazione di Marsiliana a causa della strada chiusa, oltre che di appoggio per le forze di soccorso (come i Vigili del fuoco) arrivate a Marsiliana;
alle ore 1:30 il Comune di Orbetello comunica l’apertura del COC;
alle ore 2:10 il comune di Manciano comunica l’evacuazione delle abitazioni in località Quarto Albegna di Marsiliana, per poi rettificare alle 3:50 (?!) comunicando di salire ai piani superiori delle abitazioni senza evacuare. In questo intervallo temporale la Popolazione del Comune di Orbetello abitante nelle zone adiacenti e contigue al Quarto Albegna si trova nella condizione di veder evacuati i propri confinanti ma non avere alcuna indicazione dal proprio Comune (Orbetello). Molti decidono di muoversi autonomamente ed abbandonare le proprie abitazioni cercando di mettere in salvo il salvabile, memori delle due alluvioni precedenti (2012 e 2014). Tutto ciò accade in condizioni meteo avverse, quindi pericolosissime per mettersi autonomamente sulle strade con le auto senza avere alcuna indicazione di quale direzione prendere, quale luogo raggiungere e quale sia il tragitto più sicuro. Va ricordato che questa stessa notte la zona viene colpita anche da una tromba d’aria che distrugge tutto ciò che incontra sul suo tragitto, case, auto, alberi, attraversando la stessa Regionale 74 in Località Fornace dove, oltre a distruggere case, eradica ed abbatte decine di piante scaraventandole a bloccare la strada stessa;
alle ore 3:30 il comune di Orbetello comunica e dispone l’evacuazione degli abitanti delle aree critiche più a rischio per eventuale alluvione;
alle 4:16 il sindaco di Orbetello, con il COC aperto, comunica di trovarsi sul territorio di Polverosa (?!) con altri componenti della Giunta;
alle 4:21 Il comune di Orbetello comunica la chiusura della Regionale 74 in località Fornace per caduta pini;
alle 5:20 circa il torrente Magione-Radicata inizia a tracimare dall’argine destro in località Fornace, erodendo l’argine dall’esterno in più punti. Fortunatamente grazie al cessare della pioggia i livelli si stabilizzano e la tracimazione dura solo 10 o 15 minuti, causando comunque seri danni all’argine e compromettendone gravemente la tenuta;
alle 5:39 Il sindaco di Orbetello comunica il passaggio di una forte tromba d’aria in località Fornace e che il livello del fiume Albegna a Marsiliana si sta abbassando dopo aver toccato gli 8,5 metri sull’idrometro. Fortunatamente intorno alle 7:00 della mattina del 17 novembre i livelli si stabilizzano e la piena comincia pian piano a calare.
Tutto questo, vissuto da chi ha sulla pelle già una o anche due alluvioni, è devastante psicologicamente, fisicamente e moralmente.
Chiediamo che i Comuni di questo territorio non si limitino a stilare e approvare i Piani di Protezione Civile perché lo prevede la legge o tanto per poter dire che esistono. Chiediamo che sia fatta una verifica sulla loro efficacia, che si implementino dove carenti, che si investa sul territorio per evidenziare luoghi sicuri da raggiungere e percorsi sicuri per arrivarci. Non è poi possibile che due territori accomunati dallo stesso destino non abbiano una linea comune di intervento in queste situazioni, lasciando la popolazione nella condizione di prendere iniziative pericolose per la propria incolumità.
Cosa altresì fondamentale è che una volta verificata la loro esistenza e la loro efficacia, i Piani di Protezione Civile non siano chiusi in un cassetto per essere tirati fuori all’occorrenza (e forse neanche in quel caso), bensì siano tenuti aggiornati e soprattutto diffusi tra la popolazione con incontri periodici, esercitazioni, materiale cartaceo informativo e quant’altro.
È vitale che ogni persona che vive in questo territorio sia in grado, qualora necessario, di sapere come comportarsi, anche nel caso in cui gli Enti preposti siano per qualche motivo impossibilitati a comunicare o ad intervenire. Inoltre non è comprensibile perché in quei frangenti si scelga di “diffondere” avvisi, informazioni e notizie, basilari per la popolazione, su pagine private o gruppi chiusi di social network, da molti non accessibili, anziché utilizzare siti, pagine istituzionali e strumenti comunque accessibili a tutti.
Per concludere, il nostro obiettivo non è economico, non è politico e non è quello di contrastare opere. Il nostro obiettivo è quello di poter vivere serenamente nelle nostre case e poter sviluppare serenamente le nostre attività e le nostre vite con dignità. Chiediamo a gran voce che non ci si adagi sugli allori del “il sistema ha tenuto e le opere hanno lavorato bene”, dichiarandolo all’opinione pubblica fosse anche solo con l’intento di non creare panico, perché il panico è già fra noi, perché tutti sanno, tutti sappiamo che in questo momento le opere sono vulnerabili e ad elevatissimo rischio di collasso a fronte di quel tipo di eventi calamitosi.
Chiediamo di attuare qualsiasi misura possibile per accelerare i tempi della messa in sicurezza ed anzi di evitare che intoppi burocratici o di forma o di qualsivoglia altra natura possano in qualche modo rallentare questa corsa che, per noi, è veramente una corsa contro il tempo.
Vorremmo inoltre che non si aggravi la situazione nei momenti di emergenza in corso, a causa cdi comportamenti improvvisati che potrebbero mettere a rischio l’incolumità dei cittadini e degli stessi soccorritori.
Chiediamo – concludono dall’associazione Vita – che tutti gli attori chiamati ad operare in quei frangenti, soprattutto coloro che hanno l’onere del coordinamento e della decisione, agiscano con competenza, sulla base di procedure predeterminate secondo linee guida specifiche”.