GROSSETO – La Conferenza delle donne democratiche – che per la provincia di Grosseto ha promosso la candidatura di Giampaola Pachetti – si è data appuntamento a Castiglione della Pescaia per parlare di Toscana2020 FemminilePlurale e delineare le iniziative politiche a cui la coalizione di centrosinistra, all’indomani della vittoria alle elezioni del 20 e 21 settembre prossimi, dovrà dare seguito per una Regione sempre più inclusiva, capace di valorizzare le differenze e il ruolo delle donne. Tra le proposte delle democratiche – già sposate dal candidato alla presidenza della Regione Eugenio Giani in occasione dell’iniziativa svoltasi a Tirrenia (Pi) lo scorso 8 settembre, anche la creazione di un Osservatorio per la valutazione ex ante dell’impatto di genere di tutte le iniziative legislative. E poi: sanità di genere, welfare innovativo, lavoro e sviluppo, istruzione, formazione e cultura, ambiente, ambito socio-sanitario. Sono questi i temi su cui la Conferenza delle democratiche ha lavorato, proponendo a Giani una road map chiara e inequivocabile: la Toscana dovrà essere ancora più femminile plurale. Ad aver partecipato all’evento trasmesso anche in diretta Facebook sulla pagina Conferenza donne democratiche – Provincia di Grosseto sono state: Giampaola Pachetti, candidata al Consiglio regionale; Margherita Ambrogetti Damiani, portavoce territoriale della Conferenza delle donne democratiche e responsabile della comunicazione della Conferenza delle donne democratiche della Toscana; Elena Nappi, vicesindaca e assessora all’ambiente del Comune di Castiglione della Pescaia; Susanna Lorenzini, assessora alla cultura, all’istruzione e al turismo del Comune di Castiglione della Pescaia; Alice Menchetti, Giovani Democratici della provincia di Grosseto.
“Le strategie per uscire dalla crisi – ha dichiarato Margherita Ambrogetti Damiani – dovranno passare dal ripensamento dell’attuale modello di sviluppo. Sarà fondamentale includere in questo percorso le donne, garantendo eguaglianza di opportunità, costruendo velocemente una casa comune con basi solide e aggregando i tanti mondi associativi nei quali le donne si impegnano e agiscono sul territorio. Per questo, riteniamo urgente che la Regione si doti di un Osservatorio per la valutazione ex ante dell’impatto di genere di tutte le iniziative legislative. Penso ad esempio alla medicina di genere: se è vero com’è vero che la Toscana è già dotata di un buon livello normativo e di una pianificazione regionale degna di nota in tal senso, è altrettanto vero che sarà necessario potenziare ancora di più i servizi a sostegno delle donne e i percorsi di ricerca sulla salute di genere. Non solo: le strutture di eccellenza presenti in Toscana dovranno poter servire tutto il territorio, attivando percorsi dedicati ai territori periferici o comunque distanti dalla specializzazione necessaria. Andranno altresì programmati in maniera diffusa percorsi formativi per il personale sanitario oltre a percorsi informativi finalizzati alla sensibilizzazione nei confronti della medicina di genere, tema cruciale per la programmazione dei servizi, per la pianificazione urbanistica e, più in generale, per una visione completa della società. In questi ultimi anni, la Regione Toscana ha investito molto sulla costruzione di nuovi ospedali, adesso è il momento di investire sui territori per un’assistenza sanitaria diffusa di primo intervento e di qualità. Le Case della salute dovranno diventare, a livello territoriale, il punto di riferimento per i cittadini, sia dal punto di vista sanitario di base che specialistico, e dovranno essere sempre di più. La Regione dovrà poi potenziare il sistema sociale diffuso, creando una rete di collaborazione strettissima tra Case della salute, consultori, società della salute e terzo settore, investendo energie e risorse anche sul tema della lotta alla violenza di genere, migliorando il sistema dei servizi finalizzati all’emersione della violenza, scardinando il retroterra culturale e valoriale che genera discriminazioni, attivando il protagonismo degli uomini e dei ragazzi per creare “una nuova alleanza tra i generi” che li responsabilizzi a farsi carico del problema e della soluzione, rinforzando ed estendendo a tutto il territorio toscano la rete Codice Rosa e le reti antiviolenza zonali, con servizi multidisciplinari e di accoglienza, strutturati in una rete integrata tra pubblico, volontariato e privato sociale e investendo in prevenzione”.
“Dalla Toscana dovrà poi partire – ha continuato Ambrogetti Damiani – un percorso rivoluzionario in fatto di welfare innovativo e di conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di cura. La questione della conciliazione è estremamente complessa poiché chiama in causa i rapporti e le relazioni tra i generi, che continuano ad essere iscritti in una società maschilista, in cui, come confermano i dati Istat, le ore che le donne dedicano a tali attività sono sempre maggiori rispetto agli uomini. Il che manifesta il permanere di uno squilibrio di genere, purtroppo ancora considerato naturale o addirittura neppure rilevato. È questo il contesto da cui dobbiamo partire per creare una dimensione politica femminista ed evitare che le politiche e gli interventi in tali ambiti si risolvano in un boomerang, relegando sempre più le donne nel ruolo di “curatrici”. È questo lo sguardo che dobbiamo tenere fisso per costruire davvero percorsi di libertà e opportunità per tutte e tutti. Ed è con questo approccio che dobbiamo avviare nuove politiche regionali all’insegna della progettazione di interventi culturali in grado di scardinare stereotipi e pregiudizi di genere che ancora confinano donne e uomini in ruoli e percorsi prestabiliti”.
“Tema centrale è anche quello del lavoro: la Regione Toscana dovrà attuare politiche di sostegno all’occupazione femminile con interventi politico culturali ed economici che, partendo dalle diffuse criticità del lavoro delle donne, producano forti cambiamenti. Dall’aumento della partecipazione al lavoro produttivo alle modifiche delle condizioni di lavoro nei diversi settori, passando dal potenziamento delle norme contro le discriminazioni e le molestie fino ad arrivare qualifica del welfare per diminuire le difficoltà di accesso e permanenza nel mondo del lavoro. La Regione Toscana si è impegnata più di altre in interventi di formazione e a sostegno delle aziende che investono in giovani qualificati, ma manca ancora un focus specifico sull’occupazione femminile, sia in relazione all’incremento delle assunzioni che in merito ad una migliore qualificazione dell’offerta e alla rimozione degli ostacoli alle carriere femminili, nel mondo del lavoro e nella società. Le donne sono una risorsa fondamentale per l’Italia e per la Toscana, avendo una leadership più collaborativa ed inclusiva, maggiore attitudine relazionale e capacità innovativa. Dobbiamo partire da loro, da noi – ha proseguito Ambrogetti Damiani – per aprire una nuova pagina in cui la diversità diventi una valore irrinunciabile, rivisitando gli assetti organizzativi non vincolanti alla presenza ma alla capacità di sapersi adattare alle nuove condizioni ed esigenze, premiando la qualità della prestazione e non la presenza a lavoro, in cui spesso gli uomini sono vincenti.
E poi scuola e cultura: in Italia, la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini. Solo il 5% delle quindicenni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche. Nonostante anni di incentivi per superare il gender gap relativo alle materie STEM, le studentesse che scelgono queste materie sono relativamente poche. Eppure, le giovani italiane si trovano nei primi tre posti nel confronto europeo sull’interesse per le materie scientifiche e informatiche. Viceversa, ugualmente pochi sono i maschi che scelgono un percorso di scienze della formazione e dell’educazione. La battaglia culturale deve coinvolgere tutti gli ambiti del linguaggio, della comunicazione, dell’informazione e della pubblicità. Il messaggio vincente non può essere quello che mostra determinati modelli femminili, ma quello che aumenta l’autostima delle bambine, delle ragazze, delle donne di ogni età, che le renda consapevoli delle loro potenzialità ed altrettanto nelle scelte di vita, di studio e di lavoro. Per arrivare a questo, c’è bisogno di un percorso su più piani, al quale la Regione Toscana può e deve dare il propriocontributo attraverso la creazione di un osservatorio sul linguaggio di genere nella pubbliche amministrazioni, nell’informazione, nella stampa, nel linguaggio politico, nei libri di testo ma anche con incentivi allo studio, alla ricerca e alla conoscenza delle tante donne che sono passate alla storia come protagoniste di eventi, fatti, ricerche scientifiche o scelte politiche rivoluzionarie ed innovative”.
“In ultimo, il tema dell’ambiente: la Regione Toscana – ha continuato Ambrogetti Damiani – dovrà dimostrarsi capace di rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici, aumentando le capacità resilienti del territorio, coinvolgendo sia il settore pubblico che quello privato e incrementando la consapevolezza dei cittadini e della politica in merito ai rischi e alle vulnerabilità connesse ai cambiamenti climatici. Servirà pertanto avviare percorsi attraverso i quali incentivare la realizzazione di occasioni di approfondimento e formazione, a partire dalle scuole, creando sinergie con istituti di formazione, terzo settore ed enti di settore. La formazione dovrà però essere solo uno degli elementi cardine delle politiche ambientali della Regione. Altro aspetto da non trascurare dovrà essere quello relativo alla comunicazione. La Regione Toscana dovrà farsi carico della realizzazione di campagne di comunicazione utili non solo a sensibilizzare i cittadini ma anche a rendere la Toscana modello per l’intero Paese. A tale scopo, sarà fondamentale creare una strategia comunicativa coordinata che dovrà vedere la nascita di una rete tra le varie realtà della nostra Regione. La svolta ecologica dovrà passare non solo attraverso la creazione di un nuovo modello di sviluppo ma anche da un rinnovato spirito ambientalista che dovrà vedere protagonisti le cittadine e i cittadini di una vera rivoluzione culturale.
Tutto questo lo faremo insieme, con Giampaola Pachetti, con le altre 29 candidate che la Conferenza delle donne democratiche ha sostenuto e promosso in tutta la Regione Toscana e con Eugenio Giani presidente. E lo faremo votando per il centrosinistra il 20 e 21 settembre. Per la Toscana di domani, contro le politiche populiste e maschiliste dell’odio, della violenza e della negazione dei diritti”.