GROSSETO – Cambio al vertice per il Polo Tecnologico Manetti Porciatti. Lucia Reggiani è il nuovo dirigente scolastico dall’1 settembre.
Fisico teorico, salernitana d’origine e maremmana d’adozione, il neo dirigente ammette di “assumere questo incarico in un momento incredibilmente importante per la scuola italiana”.
Dopo la laurea in Fisica generale e il successivo dottorato in Fisica teorica (nonché il post dottorato dove ha lavorato ad un progetto di ingegneria aereonautica), Reggiani ha svolto in laboratori italiani e all’estero ben 15 anni di lavoro nella ricerca scientifica e nella successiva divulgazione dei risultati scientifici mediante innumerevoli pubblicazioni, convegni, conferenze, seminari e workshop.
Come strutturista della materia (in particolare lo studio dei superconduttori) ha pubblicato negli Usa due teorie che portano anche il suo nome e sono tra le più citate a livello mondiale, avendo svolto collaborazioni con il premio Nobel per la Fisica, Abrikosov e con le massime università al mondo, come il Mit di Cambridge, Argonne Nat. Lab, Matscience, Chennai, Ictp Trieste.
“Ho intrapreso gli studi sulla Fisica giovanissima, animata dalla insopprimibile curiosità di conoscere i principi fondamentali su cui si basa l’universo – ammette la preside Reggiani -. Ritengo strategica l’innovazione tecnologica e la problematica morale dello sviluppo scientifico che presuppone.
Credo in una dirigenza “etica” e amo una scuola inclusiva, aperta, strutturata secondo le regole del long life learning in cui si fa anche ricerca, aderente ai dettami dell’Europa, come competenze trasversali e competenze chiave di cittadinanza, e i principi della qualità. Vorrei contribuire a creare persone capaci di imparare ad imparare e cittadini di successo nel mondo.
Non nascondo di puntare ad un rilancio di questo Istituto Tecnico, che ha raggiunto ottimi livelli dal punto di vista formativo e di offerta didattica, grazie al personale qualificato che vi opera e che possiede due anime dalle straordinarie potenzialità; una comunità educante che approfondisce e si confronta con il mondo del lavoro e dell’Università e una che invece offre quella che amo definire “la scuola della seconda possibilità”. Ho apprezzato già in questi giorni la sua straordinaria dotazione laboratoriale e le apparecchiature che si possono sfruttare per creare una sinergia teorico pratica per il territorio.
E proprio sul territorio punto in particolar modo, con il legame che può nascere portando ad uno scambio fittissimo che lo aiuti a costruire studenti le cui competenze abbiano valore nel tempo ed è convinta che tutto il personale abbia voglia di fare la differenza.
Le persone – conclude – devono stare bene insieme, comunicare, condividere, confrontarsi a scuola perché il futuro dell’umanità è nelle loro menti e la scuola deve avere il compiuto precipuo di riuscire ad immaginare le domande, non solo a dare le risposte”.