GROSSETO – Un’ammissione parziale. È quanto sarebbe emerso dall’udienza di convalida dell’uomo accusato dell’omicidio di Dakir Abdelilah il marocchino di 22 anni trovato morto nella zona della strada della Chiocciolaia, nei pressi di Cernaia, a Grosseto. Intanto oggi è arrivata la convalida dell’arresto ed è stata disposta la custodia cautelare in carcere il presunto omicida.
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L’uomo avrebbe ammesso di aver portato con sé il fucile, e che un colpo sarebbe partito, ma che la cosa non sarebbe stata premeditata né volontaria. Una storia intricata, e con ancora molti punti da chiarire, sebbene l’uomo abbia risposto alle domande del magistrato.
Il primo passo, nelle indagini, dopo i rilievi, è stato lo stabilire l’arma e l’orario in cui il marocchino sarebbe morto (tra le 17.30 e le 18.30 di giovedì 20 agosto). Dopodiché sono stati acquisiti i filmati delle telecamere che si trovano in zona e risalire all’identità di chi si trovava nelle auto passate in quel lasso di tempo.
In molti sono stati interrogati, tra coloro che hanno incontrato lo spacciatore marocchino. Alcuni che lo hanno incontrato prima della morte, mentre due o tre persone hanno ammesso di averlo trovato già morto e di essere fuggiti per paura e per non essere coinvolti. Sino a quando una donna non ha dato l’allarme.
Tra i primi e i secondi un lasso di tempo in cui a incontrare il marocchino sarebbe stato il grossetano di 46 anni che si trova in carcere e che ieri è stato interrogato dal Pm Giampaolo Melchionna. L’individuazione del presunto omicida avrebbe portato a ricerche approfondite sulla vita dell’uomo che hanno rivelato la disponibilità di un fucile da caccia compatibile con quello che avrebbe ucciso lo spacciatore. Il fucile, regolarmente registrato, sarebbe di proprietà del padre dell’uomo.
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Non è chiaro perché il presunto omicida fosse uscito per andare all’incontro con un fucile da caccia. Al momento non sembra che ci fossero questioni di soldi, o debiti. L’uomo tra l’altro ha un lavoro come dipendente.
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Durante l’interrogatorio, come detto, avrebbe fatto delle ammissioni parziali, e che sia partito un colpo da questo fucile, forse l’altro ha tentato di toglierglielo di mano (e questo spiegherebbe il colpo ravvicinato), ma non avrebbe ammesso la volontarietà del gesto.
L’uomo, che si trova al momento in carcere a Massa Marittima, è assistito d’ufficio dall’avvocato Lorenzo Mascagni.