RISPESCIA – “Festambiente 2020 ha ancora una volta segnato un punto a favore della Maremma, dimostrando che proprio la terra in cui ha sede il festival nazionale di Legambiente ha tutte le carte in regola per diventare un laboratorio a cielo aperto di buone pratiche in ambito agroecologico”.
Spiega Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente.
“In occasione dell’ultima serata della manifestazione – prosegue -, sul palco dibattiti si sono alternati esponenti delle realtà aziendali più all’avanguardia in fatto di agroecologia, dimostrando che il settore è già pronto ad una rievoluzione tanto necessaria quanto attesa. E che se, da una parte, il Paese è capace di consentire una transizione concretamente applicabile, dall’altra è necessario che il Governo centrale e le amministrazioni regionali e locali si attivino per agevolare questo percorso.
L’agricoltura a basso impatto ambientale è una priorità verso la quale è necessario tendere con determinazione per tutelare gli ecosistemi naturali e la salute dei consumatori. A questo scopo, ad ogni livello è fondamentale agire in maniera strutturale, a partire dai territori. Di questo, la Maremma ne è un chiaro esempio.
Dal canto suo, il Governo centrale col Recovery Fund deve finanziare un nuovo modello di agricoltura che sposi appieno la sostenibilità ecologica e sociale; un’agricoltura che possa restare un asse portante dell’economia made in Italy, diventando anche un settore strategico dal punto di vista ambientale a cominciare dalle sfide imposte dalla crisi climatica.
Il dossier che il ministro Teresa Bellanova sta predisponendo su sollecitazione del premier Giuseppe Conte, per il piano per il rilancio che l’Italia presenterà in autunno all’Europa per utilizzare i finanziamenti europei, deve essere basato solo sullo sviluppo dell’agroecologia nel nostro Paese, fondata sulla riduzione dell’utilizzo della chimica attraverso il ricorso a buone pratiche agronomiche, della plastica e dei consumi energetici e idrici, e sullo sviluppo delle rinnovabili per la produzione energetica e nella filiera dei trasporti dei prodotti, puntando con vigore sull’innovazione nell’agricoltura integrata e sullo sviluppo del biologico.
Occorre guidare l’agroalimentare italiano verso un modello che guardi all’innovazione, alla riduzione degli impatti climalteranti, alla valorizzazione del biologico e alla qualificazione ambientale dell’agricoltura integrata, promuovendo l’economia circolare e l’utilizzo di materiali riutilizzabili, riciclabili e compostabili, fino al profilo etico del lavoro in agricoltura e alla lotta all’uso dei fitofarmaci illegali, prevedendo da subito meccanismi premianti e scoraggiando anche economicamente pratiche agricole e zootecniche intensive ed a elevato impatto ambientale.
Non solo: serve che la politica e le istituzioni diano un nuovo impulso all’iter parlamentare relativo al disegno di legge sull’agricoltura biologica, attualmente fermo in Senato.
La Pac, infine – conclude -, non dovrà più essere basata sui finanziamenti a pioggia ma dovrà essere finalizzata a supporto di un’agricoltura capace di rispettare gli ecosistemi”.