GROSSETO – “I fatti cronaca ci forniscono un quadro molto preoccupante riguardo la reale condizione femminile in Italia, ma anche nella nostra provincia. Questo ci deve portare ad interrogarci sulle cause oggettive e culturali che sono alla radice delle discriminazioni di genere e che sfociano in manifestazioni di marginalizzazione e finanche di violenza ai danni delle donne, manifestazioni di gravità certamente differente (dalle molestie, agli insulti sessisti, alle aggressioni fisiche…) ma ugualmente ingiustificabile sia dal punto di vista giuridico che etico. Dunque la parità tra uomo e donna è una sfida educativa, che chiama in causa la parità reale dei diritti e, di conseguenza, la giustizia. Si tratta di un problema vasto e complesso e che indubbiamente richiede interventi decisi e scelte politiche ben mirate che in alcuni casi hanno una ricaduta immediata o a breve termine e in altri sul lungo termine (educare al rispetto reciproco a partire dalle nuove generazioni è certamente un processo lungo)”. Lo dice Stefania Tognozzi, candidata al consiglio regionale per Italia Viva.
“Credo che una delle priorità in questo senso riguardi la cancellazione del gender pay gap – afferma – Donne pagate meno dei loro colleghi uomini sul lavoro, a parità di mansione, o costrette a “scegliere” mansioni meno qualificate e qualificanti per poter accudire i figli e occuparsi della famiglia, secondo una visione arcaica che dovrebbe essere ormai totalmente superata, sono in una condizione più fragile e dunque più esposte a subire una situazioni di inferiorità, o anche la violenza domestica con esiti troppo spesso drammatici e, inoltre, questo finisce col rappresentare un modello culturale distorto, ma la cui diffusione è capillare. Le cause del gender pay gap sono infatti complesse e sono riconducibili sia al persistere di stereotipi in merito alla divisione dei ruoli e alla gestione del lavoro di cura, che grava principalmente sulle donne, sia ad un sistema di welfare che non consente alle donne di assolvere contemporaneamente e efficientemente gli impegni lavorativi e quelli legati alle responsabilità familiari”.
“Del resto lo stesso comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa ha rilevato che l’Italia non ha rispettato l’obbligo di adottare misure per promuovere il diritto alle pari opportunità delle donne nel mercato del lavoro – insiste Tognozzi – Bisogna chiarire però che il motivo del gender pay gap non è riconducibile al contratto di lavoro in sé, ma a molteplici cause che intervengono nelle scelte lavorative o spesso nel corso della vita lavorativa della donna. La disoccupazione di genere in Italia è più alta della media europea e questo ha come conseguenza una minore autonomia finanziaria per le donne italiane”.
“Nel 2019 – conclude la candidata di Italia Viva – secondo quanto certificato dall’Ispettorato del lavoro, oltre 37.000 neo-mamme lavoratrici hanno presentato le dimissioni, molte della quali a causa della difficoltà di conciliare gli impegni lavorativi con l’accudimento dei figli. Molte sono le donne che lavorano part time, spesso non per scelta, ma per la necessità conciliare lavoro e famiglia. È indispensabile, allora, intervenire con politiche di conciliazione famiglia-lavoro e nuovi modelli di welfare idonei ad eliminare i troppi ostacoli che impediscono alle donne il raggiungimento di pari opportunità economiche, ma anche sociali e politiche. È un impegno improcrastinabile rilevato che il problema non riguarda soltanto le donne, ma investe lo sviluppo economico e il progresso civile di tutto il nostro Paese”.