TALAMONE – Il video dello squalo al porto di Talamone (Orbetello) ha fatto il giro del web. Con quasi 153mila visualizzazioni, è uno dei contenuti più visti de Il Giunco.net dalla sua nascita.
Effettivamente, si tratta di un caso raro. Lo squalo rinvenuto sulla costa maremmana sembra essere, stando a quanto detto dai biologi, un Mako Mako Kone (Isurus oxyrinchus), conosciuto comunemente come squalo Mako o Mako pinna corta, una specie che non è certo comune nel Mar Mediterraneo.
Dopo essere stato avvistato mentre si aggirava tra le barche in rada nelle meravigliose cale della costa orbetellana, lo squalo si è diretto verso il porto, arenandosi in una zona di basso fondale (circa 50 centimetri). Una cosa molto strana, visto che lo squalo Mako di solito predilige acque profonde (150 metri). Ma il povero esemplare aveva gli occhi velati e rigonfi, il che faceva intendere che fosse disorientato e non in una buona forma fisica.
Alcuni talamonesi insieme a dei turisti sono entrati in acqua e con dei remi hanno cercato di dirigere lo squalo fuori dalla secca, senza successo. Perseverando, uno dei bagnanti è riuscito a passare una cima con un cappio intorno alla coda del Mako e, fissando la corda al gommone, lo hanno trascinato fuori dal porto e lo hanno condotto a largo, in acque più consone alla sua natura, e lo hanno liberato, nella speranza che possa continuare a vivere. I Mako, infatti, rientrano tra le specie di squali protette dalle Convenzioni internazionali Cites di Washington e quella di Barcellona, che lo hanno catalogato tra gli animali a rischio estinzione, principalmente a causa della pesca, oltre che per la distruzione degli habitat e dell’inquinamento.
E’ di un mesetto fa la notizia della cattura di un giovane esemplare maschio di squalo Mako nel tratto di mare vicino all’area protetta delle Secche della Meloria (Livorno). Questo sarebbe stato preso accidentalmente dalla rete di un peschereccio e poi scaricato sulla banchina del porto di Livorno senza avvisare le autorità competenti. Visto il divieto di pesca che protegge le specie in via di estinzione, sono in corso le indagini della Guardia Costiera e dei militari del nucleo Carabinieri Cites di Livorno, che stanno investigando anche per gli aspetti legati alla disciplina sul commercio internazionale della fauna selvatica a rischio, al fine di scongiurare che le carni o altre parti dello squalo siano state introdotte illegalmente sul mercato.
Cose che capitano, del resto. A fine maggio il Nucleo Carabinieri Cites e la Capitaneria di Porto di Catania sono intervenuti sequestrando le carni di uno squalo Mako che stava per essere venduto come pesce spada al mercato. Lo squalo, privo della testa e della pinna dorsale, stando a quanto emerso, sarebbe lo stesso esemplare che, pochi giorni prima, era stato catturato accidentalmente da un peschereccio e scaricato sulla banchina del porto di Ognina (Siracusa).