GROSSETO – «Ho appreso, pur senza sorpresa, del trasferimento del dottor Fabrizio Niglio, responsabile dell’unità Operativa complessa di immunoematologia e medicina trasfusionale dell’ospedale di Grosseto (responsabile anche dell’area amiatina e di quella delle colline metallifere), direttore dell’Area funzionale aziendale di Medicina di laboratorio e trasfusionale ed infine responsabile di Area vasta del progetto Tsunamy relativo al Plasma iperimmune» afferma Carlo Sestini presidente Avis provinciale Grosseto.
«Da tempo ero a conoscenza che lo stesso sanitario aveva partecipato e vinto il concorso per la direzione della UOC di Livorno e Pisa e che chiaramente avrebbe lasciato la Maremma per trasferirsi in terra labronica. I segnali erano inequivocabili. Dunque stupisce leggere che in realtà la direzione non si sia ancora mossa per sostituire, nei vari ruoli, un così importante dirigente, visto che di questioni da affrontare e risolvere, che riguardano il mondo della donazione, ce ne sono ancora molte nella nostra provincia».
«Osservo che dal pensionamento della dottoressa Bargagli, avvenuto ormai qualche anno fa, non c’è stata più stabilità in seno alla gestione trasfusionale – prosegue Sestini -. Prima la reggenza del dottor Tornabene, seguita da un periodo di vuoto con carte bollate e cause legali, ed infine, finalmente dopo quasi due anni, il 15 settembre scorso l’arrivo del dottor Fabrizio Niglio. Con lui un lavoro di neppure un anno e da domani si riparte da capo. Con questo non eccepisco la sua scelta, legittima, sacrosanta e comprensibile, ma soprattuto non vorrei che il sistema trasfusionale maremmano vivesse ancora momenti di impasse e di incertezza che, solo la volontà ferrea dei donatori e la loro grande disponibilità, non ha portato al tracollo».
«Ci sono questioni complesse da superare, come il pensionamento della dottoressa Bartolai a Castel del Piano, l’atavica apertura del quarto giorno a Follonica e l’assunzione di personale infermieristico dedicato, fino alla gestione del presidio di Massa Marittima, dove si è registrato, rispetto al passato, un numero altissimo di donatori non prelevati o sospesi. Tutte questioni che il dottor Niglio conosceva bene e che adesso passeranno in eredità al suo successore. Certo, che con l’ultimo concorso, arriveranno tre nuovi medici trasfusionisti».
«Ma di questi quanti rimarranno in Maremma, visto che tutti provengono dall’Area Centro? Sarebbe forse il caso di trovare un sistema che “vincolasse” il dipendente ad un numero minimo di anni di servizio presso il territorio di riferimento, anche perché i donatori non sono dei pazienti. Si tratta di persone in salute che in maniera volontaria, gratuita, anonima, periodica e responsabile, donano una parte di sé stesse. Per loro il medico è un punto di riferimento, un amico, una persona con la quale confidarsi e con cui instaurare un rapporto fiduciario».
«Vedersi cambiare di continuo il personale non gli aiuta di certo, ma soprattutto il sistema è costretto sempre a muoversi con l’acqua alla gola e di non portare mai a compimento nuove progettualità o percorsi strutturati. Il tutto a nocumento, in primis, del sistema stesso e poi dei donatori, parte fondamentale ed essenziale di questa complessa e articolata macchina. In conclusione, non potendo affrontare queste questioni nelle sedi deputate, ovvero nei Comitati di Coordinamento Aziendali, che dallo scorso anno non sono più stati indetti, mi aspetto risposte in merito alle questioni sollevate. Infine, saluto e ringrazio il dottor Fabrizio Niglio per quanto ha fatto per i nostri donatori e rivolgo a lui l’augurio perché, nel nuovo impegnativo lavoro nella Asl Toscana Nord Ovest, abbia il tempo per portare avanti le sue idee innovative ed i suoi progetti».