AMIATA – “Tagliare il bosco ceduo o diradare fustaie di vario tipo e fare piccolo movimento terra, effettuare cioè semplici interventi di manutenzione sarà, per le imprese preposte, ancora più difficile”. A lanciare l’allarme sono alcune aziende amiatine associate a Cna che sono venute a conoscenza della necessità di richiedere un’ulteriore autorizzazione, rispetto a quelle già previste della norma nazionale, regionale e dai regolamenti comunali, per poter portare avanti la loro attività.
Nei giorni scorsi, infatti, il Consiglio di Stato, esprimendo un parere a proposito di un intervento di manutenzione nella pineta del Tombolo, sulla costa maremmana, ha dichiarato che, per poter procedere all’attività in boschi sottoposti a tutela paesaggistica, è necessario ottenere l’autorizzazione anche da parte della Sovrintendenza. Una pratica molto onerosa e molto complessa che riguarda tutte le attività di selvicoltura, che sono state svolte fino ad oggi in modo ordinario e corretto nelle zone boscate del cono vulcanico del Monte Amiata.
“Si tratta – spiegano i titolari delle imprese del settore – di un ulteriore passaggio che rende più lungo il periodo di tempo necessario prima di poter avviare il lavoro e comporta un aumento dei costi che privati e imprese devono sostenere per poter intervenire”.
Per effettuare attività di tipo forestale, infatti, servono ad oggi cinque autorizzazioni: una da parte dall’Unione dei Comuni, una dell’ufficio Ambiente della Regione Toscana, oltre all’autorizzazione dell’Autorità idrica di ambito, perché spesso le aree boschive sono attraversate da impluvi e, in provincia di Grosseto, dell’autorizzazione da parte del singolo Comune interessato dall’intervento che viene rilasciata su presentazione di una fideiussione per far sì che eventuali danni su strade comunali e vicinali possano essere riparati.
Infine, con la sentenza del Consiglio di Stato, si aggiunge l’autorizzazione paesaggistica da parte della Sovrintendenza. Pratiche che, per essere presentate, richiedono la consulenza di esperti e che comportano una serie di costi aggiuntivi “che diventano ancora più alti con questa ultima autorizzazione. La complessa procedura che ogni volta dobbiamo fare, inoltre, dimostra che, grazie alle imprese che rispettano le procedure, il bosco è controllato”, sottolineano le aziende.
Un iter lungo e complicato, che, in media, richiede cinque mesi di tempo e un costo che va dai 700 ai mille euro a pratica e questo può comportare dei rischi oggettivi: la chiusura delle imprese boschive della montagna e, di conseguenza, l’abbandono del bosco. Sono tra i 100 e i 150 gli operatori forestali che lavorano nel settore, senza contare quelle dell’indotto, e che adesso lanciano l’allarme: “Oltre che un danno per le nostre imprese – continuano – tutto ciò rappresenta un pericolo per la sicurezza del territorio dal punto di vista dell’assetto idraulico, idrogeologico e di fruizione dell’area da parte delle persone”.
Gli interventi nei boschi cedui e nelle fustaie sono necessari alla gestione e alle cura dei boschi e rientrano in lavorazioni ordinarie, di stretta manutenzione. E, se a queste difficoltà si aggiungono anche gli aumenti di tempi e spese per le complesse autorizzazioni, lo stop al settore rischia di essere un dato di fatto. “Sui boschi del nostro territorio ci sono molte piccole proprietà, in media, di un ettaro; il valore di un bosco si aggira sui 1500, 2000 euro ad ettaro – aggiungono – chi è disposto ad accollarsi una pratica di taglio così complessa e costosa?”.
“La necessità di presentare richiesta per avere un nuovo tipo di autorizzazione rende ancora più tortuosa la strada per chi opera nel settore. È necessario – commenta Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto -. che chi opera nel settore e si occupa dei tagli sia qualificato e autorizzato, per tutelare il territorio, il paesaggio e la sentieristica, ma in questo momento aggiungere l’ennesimo nullaosta ai lavori non aiuta le imprese, già duramente colpite dall’emergenza Covid. Chiederemo alla Regione Toscana di coinvolgere anche la nostra associazione per affrontare la questione e trovare una soluzione in modo che si contemperino le esigenze in campo: da un lato la tutela e la corretta gestione del territorio dall’altro la salvaguardia delle imprese e degli occupati del settore”.