GROSSETO – “Mi avvio verso la festa di san Lorenzo, ammirato della sua dedizione, della sua fedeltà e del suo coraggio, chiedendogli la grazia della coerenza nello stare dentro alle cose che la vita ci fa attraversare”.
A scriverlo, in una riflessione. il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni.
“Nelle scorse settimane alcune questioni di cronaca locale han fatto giungere all’orecchio e al cuore: ‘Ma il vescovo che fa? Cosa dice?’.
Prima la storia di una statuetta mariana, poi l’offesa a una lapide di memoria, poi espressioni religiose di altra fede, più recente una iniziativa sociopolitica svolta inopportunamente in una chiesa in tempi di campagna elettorale. Forse anche altre cose, che più o meno finiscono nei social, sui giornali, generano domande, polemiche, brusii, maldicenze, cattiverie. Che peso dare, che vento inseguire?
E’ chiaro che non tutte sono questioni di competenza del vescovo e ve ne sono tante altre di cui i social e il pensare comune non ha voglia di occuparsene.
Così, lì per lì, potresti anche lasciarli scorrere certi fatti non di pertinenza diretta, ma il vescovo come ogni credente è nella storia quotidiana, in ogni cosa è coinvolta qualche persona, qualche valore, la dignità, l’autorità. Bisogna far scivolare via quel po’ di istintività irritata, riflettere, confrontarsi, cercare di considerare il bene maggiore da costruire e prendere tempo.
Condivido qualche punto di riflessione.
Oggi è un “peccato” darsi tempo per essere liberi (anche da se stessi), per non essere viscerali, per domandarsi il perché, per non urlare o litigare come se tutto nella vita si dovesse gestire a mo’ dei talkshow televisivi (orrendi). Tempo non c’è, o non ti viene concesso.
Oggi si vuole esser veloci almeno come internet. Le agenzie chiedono e l’esigenza informativa non vuol bucare la notizia.
Io non intendo e non riesco a stare a questo gioco. Di qualsiasi evento mi chiedo perché è accaduto, quale “anima” ha dietro. Mi impongo di dare il beneficio di inventario di buona intenzione a ognuno dei protagonisti, sempre.
Basta un attimo per distruggere, offendere, lacerare rapporti, ferire persone, anche con la volontà iniziale di difendere un valore, rimediare a un’offesa. Ma ogni persona è più importante di ogni cosa, di ogni idea, di ogni possibile oggettivo errore.
Vorrei individuare i parametri che mi aiutino a cercare la verità fattuale o spirituale di un evento e, senza chiudere gli occhi alla verità individuata, cerco di guardare chi vi è coinvolto con uno sguardo di “benevolenza”, come io vorrei essere guardato, se fossi in quella stessa situazione. Mi piace condividere con altri questo sguardo per verificarlo, purificarlo prima di dare qualsiasi facile giudizio negativo.
Un fatto può anche essere sbagliato, perfino esecrando, ma una persona, mai. Una persona può essere o apparire cattiva, ma per me persona, lei è persona, per me cristiano, lui/lei è fratello/sorella; a me, vescovo è dato come familiare.
Benedetto XVI, parlandoci come vescovi ci disse: Vescovo (in greco epi-skopos) vuol dire colui che guarda dall’alto (e quindi sorveglia, controlla, guida, corregge…) ma alla traduzione letterale, vorrei sostituiste questa più vera: colui che guarda col cuore.
Questa è la base per cominciare a parlare, incontrare, correggere e anche ammonire, se è possibile e se non vi è altra strada per il bene.
Parafraso il Piccolo Principe, dicendo che credo in ciò che è invisibile agli occhi ma è visibile al cuore. Credo infatti che tenere misure alte, nello sguardo e nell’animo, non è fuggire alla realtà, ma è un gesto di fiducia, proposto anche in chi è toccato dal male, ferito o offeso. Uno sguardo alto, offerto con umiltà, è un aiuto a considerare meglio, più realisticamente la propria situazione.
Altrimenti si vive di azione-reazione, on-off, botta-risposta, buono-cattivo, ho ragione io – hai torto tu, ti distruggo io sennò mi distruggi tu.
Non è verità umana questo inquinamento, che ha preso molte situazioni e l’analisi delle stesse.
In ogni persona c’è un fecondo strato di bene, che di nuovo va posto sulla breccia. L’altro va messo a suo agio, aiutandolo a vivere e stare con gli altri senza l’angoscia di essere sconfitto o la paura di perdere.
In tal senso ognuno è anche responsabile dell’altro, reciprocamente.
Davanti a Dio, se ci si crede, ma anche davanti al sangue, alla vita, ai diritti umani, alla Costituzione, come lo è un fratello, un amico, un figlio. Ognuno ha in dote, ognuno ha diritto a queste misure.
Mi chiedo come custodirle, come irrobustirle, come liberarle dalla paura dell’altro. Mi chiedo come ridurre la spinta della concorrenza malevola, della sfiducia e della denigrazione.
Non mi illudo che sia facile. Non ho ricette o formule su cui invitare gli altri ad esercitarsi, ma credo che sia un impegno che ci riguarda tutti, specialmente chi ha responsabilità educative, genitoriali, scolastiche, amministrative, di governo.
A questo fa da base solo un’umanità vera, che però è in ognuno e una visione di fede (umana o religiosa) che cerca di vedere ognuno con gli occhi con cui ognuno vorrebbe essere guardato dall’altro, o con cui lo guarda Dio.
Questo è la vera profondità del reale, questo non è alienazione, anzi, a pensarci bene, è la misura più profonda e più feconda che ognuno di noi ha in sé e che vorremmo fosse possibile far emergere sempre.
Illusione? Fantasia spirituale? Disinteresse? Buonismo? No, come cristiano e vescovo direi: senso di umanità, umanesimo con radici cristiane. Il Vangelo parla di essere prudenti come serpenti (quasi infidi) e semplici come colombe (quasi ingenui). Nella bilancia graduata, tra i due estremi non vi è una tacca fissa di equilibrio stabile. Come persona e come vescovo la cerco anche nelle vicende recenti.
Più chiaro non saprei essere, è un esercizio quotidiano di discernimento nel silenzio e nel dialogo.
P.s. – I vescovi Toscani hanno inviato un messaggio in vista delle prossime elezioni. Rimando ad esso (https://www.toscanaoggi.it/Toscana/Vita-famiglia-solidarieta-bene-comune-i-valori-da-cui-ripartire-il-Messaggio-dei-Vescovi-toscani-per-le-elezioni-regionali?fbclid=IwAR3RGMP1Iix2h1ZKWaXMj2ZebDOYzC1rH4bTgAbVOVO3MSqOCCz0Cb75VVU)
Da parte mia esprimo stima e rispetto per chi si dedica all’impegno politico e amministrativo. E’ un modo di esercitare la carità e di servire il bene comune.
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Ricordo altresì che sempre – conclude -, e in particolare in clima elettorale, i locali destinati al culto (chiese e cappelle) o alle attività pastorali non possono essere richiesti né dati in uso per attività politiche. Semplicemente, serenamente, senza accendere sentimenti irritati”.