GROSSETO – L’emergenza sanitaria da Covid, con le sue conseguenze sull’organizzazione sanitaria e sul piano sociale ha prepotentemente posto nuovi problemi, ma ha anche disvelato opportunità e linee di lavoro originali. Lo affermano Giacomo Termine e Francesco Limatola, rispettivamente segretario provinciale PD e responsabile sanità e sociale nella segreteria provinciale PD, proponendo una serie di cambiamenti da apportare nell’organizzazione territoriale dei servizi.
“Sul piano sociale l’emergenza non solo ha accentuato la fragilità di quella fetta di popolazione già in difficoltà prima del Covid per condizioni economiche o di salute – affermano Termine e Limatola – ma ha anche fatto precipitare nella povertà un’altra porzione importante di popolazione che era prima in grado di provvedere ragionevolmente a sè stessa, solo con qualche piccolo aiuto esterno. Si tratta di un numero maggiore di persone di cui i servizi ora devono occuparsi, fino a farle tornare autonome, attraverso una presa in carico unitaria che metta insieme risorse nazionali, regionali e comunali.
Per quanto riguarda l’organizzazione sanitaria la Toscana si è distinta da molte altre regioni italiane per l’organizzazione sul territorio, diminuendo il rischio di contagio negli ospedali, grazie alle strutture in grado di accogliere pazienti con sintomi, alla possibilità di mantenere alcuni malati al domicilio e al ruolo importante riconosciuto ai medici di medicina generale. Questo ha permesso al dipartimento di condurre indagini epidemiologiche isolando i focolai e contrastando al massimo la diffusione dell’infezione. Il territorio ha dimostrato di essere fondamentale, ma può svolgere la sua funzione appieno solo con nuovi investimenti in professionisti, strutture e tecnologie. Per farlo bisogna superare la logica degli investimenti convogliati solo sugli ospedali.
Nella zona Amiata Grossetana e Colline Metallifere dobbiamo investire in strutture territoriali, per concentrare attività ambulatoriali, di medicina, medicina di base e servizi infermieristici specializzati.
Accanto a questo serve la riorganizzazione della rete ospedaliera, creando un ospedale di riferimento provinciale per acuti e dando vita a stabilimenti più piccoli, presidi fondamentali nel territorio, in cui si svolgano servizi diagnostici, curativi e riabilitativi, per migliorare la gestione delle cronicità, ma anche per garantire interventi chirurgici in day surgery.
Questa nuova organizzazione sarà un’occasione per migliorare i servizi specialistici di diagnosi e cura che devono garantire tempi ragionevoli nell’esecuzione della visita e soprattutto una relazione con il medico di base e con i servizi infermieristici.
Gli specialisti poi devono anche occuparsi in modo efficace della cura e della riabilitazione, a partire dai giovani portatori di disabilità (in primis lo spettro autistico), rafforzando in generale i servizi ai minori (logopedia, fisioterapia, neuropsichiatria infantile), e ai cittadini in sofferenza psichica o più in generale non autosufficienti.
Per quanto riguarda l’emergenza-urgenza è necessario garantire tempi codificati omogenei su tutto il territorio, a prescindere da dove si vive, in città o in campagna.
Fare sanità territoriale in un luogo come la Maremma, con una bassa densità di popolazione deve avere caratteristiche peculiari e innovative. Se le case della salute, collocate nel capoluogo e nei centri urbani più abitati possono servire a concentrare servizi, nelle area interne, invece, la casa della salute non può essere un luogo fisico, ma una rete di luoghi, che offrano servizi di prossimità importanti: assieme al medico di famiglia occorre l’infermiere di famiglia e l’assistente sociale di famiglia, professionisti di riferimento per ogni nucleo familiare.
Si tratta di servizi in qualche modo esistenti, ma che devono essere coordinati e resi di prossimità. Per farlo servono investimenti importanti. In questo approccio, che possiamo definire sanità rurale, un ruolo fondamentale sarà quello delle farmacie, che sono già diffuse su tutto il territorio, ma che possono avere un ruolo importante nell’erogazione delle prestazioni.
Una sanità territoriale così articolata consentirà la presa in carico dei cronici, dopo il momento acuto, a domicilio attraverso la rete di prossimità ma anche il rafforzamento di strutture residenziali e semiresidenziali, aumentando l’offerta di pari passo all’incremento della domanda.
Un altro obiettivo da porsi è quello di raggiungere la media di 0,4 posti letto ogni 1.000 abitanti, come previsto dall’ordinanza n.49 del Presidente Rossi, oltre ad almeno 10 posti letto per cure palliative, investendo non solo sul capoluogo ma su tutto il territorio”.