CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Il vescovo Rodolfo ha benedetto, questa mattina, mercoledì 29 luglio, la chiesetta dell’eremo di Malavalle, nei boschi di Castiglione della Pescaia, a conclusione dei lavori di restauro della pavimentazione e di ripristino dell’altare.
Un momento atteso da tempo, reso possibile grazie alla sinergia e alla collaborazione di tanti: Diocesi, Comune di Castiglione della Pescaia, Soprintendenza, comitato Usi civici di Tirli (Asbuc), associazione Migratoria, Consorzio di Bonifica, gli abitanti di Tirli.
Alla cerimonia, insieme al vescovo erano presenti: per la Diocesi don Franco Cencioni, direttore dell’ufficio beni culturali ecclesiastici; don Gianni Malberti, parroco di Castiglione della Pescaia e Tirli; don Giovanni Tumiatti, parroco di Buriano.
L’Amministrazione comunale era rappresentata dall’assessore a turismo e cultura Susanna Lorenzini. Presenti, poi, i rappresentanti dell’associazione Migratoria e della comunità di Tirli.
A fare gli onori di casa è stato il generale Enzo Montalti, in qualità di presidente dell’Asbuc. Nel suo saluto, Montalti ha voluto ringraziare tutte le realtà istituzionali e associative che, a vario titolo, si sono impegnate perché il sito di Malavalle fosse curato e si arrivasse alla riapertura della chiesetta, chiusa ormai da oltre dieci anni.
Fra il 2001 e il 2005, infatti, l’eremo – che custodisce il ricordo della presenza di san Guglielmo e della prima cellula dell’Ordine monastico dei Guglielmiti, nato proprio a Malavalle dopo la morte del santo (avvenuta nel 1157) – è stato oggetto di lavori di restauro, consolidamento, indagini e scavi archeologici da parte della Soprintendenza. Uno degli ultimi lavori eseguiti dalla Soprintendenza fu proprio lo scavo all’interno della chiesa. Lavori, che, però, si sono interrotti per il taglio drastico di finanziamenti sugli interventi portati avanti su edifici non demaniali, come è, appunto, il caso del complesso di Malavalle.
Finalmente, però, in tempi recenti qualcosa si è mosso, tanto da imprimere una svolta decisiva, attesa da tanti e nel giro di poco tempo è stato possibile tornare a riaprire questo luogo di preghiera raccolto e isolato, che oggi ricade su un territorio di proprietà dell’Asbuc, comunemente conosciuto come Usi civici di Tirli.
Da tempo, ormai, sul sito si è acceso un nuovo interesse e grazie anche all’interessamento diretto della Diocesi, attraverso l’ufficio beni culturali ecclesiastici, e alla determinante sinergia tra istituzioni.
I lavori sono iniziati alcuni mesi fa terminando in tempo prima del lockdown. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, a seguito dell’approvazione del programma lavori per il 2020, è riuscita, infatti, a stornare una somma dalle manutenzioni destinate alle aree archeologiche, investita per far fronte al ripristino dello scavo all’interno della chiesetta e alla pavimentazione in coccio pesto, nonché al ricollocamento della mensa in pietra dell’altare.
I lavori sono stati eseguiti dall’impresa Lauria di Grosseto, presente questa mattina col titolare, su progetto dell’architetto Barbara Fiorini.
Si è trattato di effettuare il getto del pavimento, che poi è stato levigato, mentre è stata ripristinata la mensa dell’altare. Per quanto riguarda il pavimento, è stata effettuata una ricerca. All’interno della chiesa vi erano, infatti, più strati e i lavori hanno consentito di allinearsi all’ultimo in ordine di tempo.
L’impresa ha estratto dei campioni, ha effettuato delle prove e ha letteralmente personalizzato il coccio pesto, per avvicinarsi il più possibile alla tonalità e all’aspetto del pavimento esistente.
La novità, annunciata nel corso della cerimonia, è che il Comune di Castiglione della Pescaia assumerà la gestione del sito: manca solo la firma sugli atti per formalizzare questo importante passaggio.
“Come assessore a turismo e cultura – ha detto stamane l’assessore Susanna Lorenzini – non potevo non cercare di valorizzare un posto di fede così importante. Ma l’ho fatto anche come castiglionese. Grazie alla collaborazione di tanti siamo arrivati a questo primo, importante passo. A Castiglione non si deve venire solo perché c’è il mare bello, ma anche perché è un luogo diverso, che offre spazi di cultura e di spiritualità come questo”.
Soddisfatto il vescovo Rodolfo, che nel suo intervento prima della benedizione alla chiesa e all’altare, ha voluto sottolineare una parola: collaborazione. “In un tempo segnato anche da tante frammentazioni e sgretolamenti – ha detto – aver trovato un motivo comune che ha messo tante persone e realtà insieme per un iniziale recupero di questo luogo, è un segno bello. E’ la dimostrazione che ci sono realtà che possono farci convergere, pur provenendo ognuno da esperienze e sensibilità differenti”.
“La Diocesi – ha aggiunto – tiene molto a questo luogo e alla sua valorizzazione, perché è lo specchio di un uomo, Guglielmo, che ha avuto una vita tanto particolare e che ad un certo punto si è ritirato qui per ritrovare il centro autentico di se stesso. Tutti abbiamo bisogno di essere persone centrate e il centro è il rapporto con Dio”.
“Guglielmo – ha proseguito – è stato un seme! Da questo luogo, infatti, sono nati i guglielmiti, qui ha vissuto momenti della sua esistenza il venerabile p. Giovanni da Batignano; oggi tocca a noi riappropriarci di questo luogo e la giornata di oggi è un punto di arrivo e uno sguardo in avanti”.
Dopo la benedizione, il vescovo ha consegnato una ceramica bianca, che riproduce una robbiana de La Verna: l’Annunciazione, per dire che “la giornata di oggi è un buon annuncio”. Ha quindi chiesto a tutti i presenti di lasciare la propria firma sul retro della ceramica, come testimonianza di questa giornata e vi ha applicato anche il testo della benedizione letta.