TORNIELLA – «Ancora una volta abbiamo letto sulla stampa di alcune associazioni ambientaliste che si sono espresse sulle problematiche relative all’utilizzo e gestione dei boschi nell’area naturale del Belagaio; crediamo che sia venuto il momento di far conoscere cosa ne pensa in proposito anche la popolazione locale» affermano un gruppo di cittadini di Torniella e Piloni.
«Noi amiamo il nostro territorio e ne siamo anche un po’ gelosi. Purtroppo subiamo molto spesso decisioni e interventi calati da fuori e non condivisi».
«Noi non condividiamo:
• che la stessa area demaniale sia gestita da due Amministrazioni pubbliche diverse;
• che si sia determinato di fatto un esproprio gratuito, impedendo il taglio, ai danni dei proprietari privati e degli Usi civici all’interno delle aree classificate Sir e Sic;
• che sia stato deciso di convertire a alto fusto la totalità dei boschi del Belagaio abbandonando il tradizionale taglio ceduo.
Su questo ultimo punto in particolare siamo certi che chi decide non sta rendendosi conto dei problemi che sta provocando».
«Noi certamente non siamo esperti di procedure amministrative ma conosciamo i nostri boschi da generazioni e abbiamo visto le trasformazioni intervenute nel tempo. La nostra è una cultura popolare tramandataci dalle generazioni precedenti di boscaioli. Vogliamo partecipare alle scelte di gestione e siamo pronti al confronto sul campo con gli esperti del settore veri e competenti».
«Andando nei boschi vedremo che, nelle fustaie di cerro, piante come le roverelle le roveri, ciliegi, sorbi, ciavardelli, cornioli, corbezzoli ecc., non crescono più e quelli presenti seccano in pianta e non fruttificano. Il sottobosco per mancanza di luce muore e quando si verificano piogge violente, le acque ruscellando velocemente a valle causano gravi danni» prosegue la nota.
«Ma è molto più grave quello che stanno subendo le pollonete di castagno presenti un po’ ovunque, ma soprattutto nella parte settentrionale per centinaia di ettari che in autunno ricoprivano il terreno di castagne e le piante una volte governate a taglio ceduo fornivano materiale per travi, infissi, mobili, palame e un tempo anche carbone per le ferriere. Ora se viste dall’alto vediamo un mar di ceppaie morte e franate a terra che ci fanno capire che se non si interviene rapidamente il castagno scomparirà dal Belagaio in almeno 600 ettari di bosco della zona Nord nella riserva naturale Farma e precisamente nelle località: Avacchioli, Maestrello, Malfanga, La Tomba, Guerranti, La Sassa, Granali, Poggio alla Pigne, Pianiccia, Cerrete ecc. In tali zone esiste un bosco ceduo di castagno in evoluzione oltre il turno consuetudinario; i polloni sono numerosi su ogni ceppaia, ma solo un numero molto ridotto di fusti ha portamento valido, mentre frequenti sono i soggetti morti in piedi, inclinati o fortemente colpiti da cancro corticale».
«La forte concorrenza per la luce si sviluppa prima fra i singoli polloni poi con altre piante presenti come il gattice, provocando il disseccamento delle meno vigorose. Il superamento naturale di tale stato, che prelude al collasso colturale, se non si interviene con la dovuta premura e le azioni necessarie, può richiedere molti anni con un impatto ambientale considerevole sulla fauna e la flora dell’area protetta che di fatto subirà una trasformazione ecologica non valutata. La ricchezza dei nostri boschi a nostro parere sta nella biodiversità, nella grande varietà delle essenze vegetali presenti e nella loro salvaguardia, cosa che fino alla fine degli anni settanta i nostri “vecchi” avevano saputo fare» prosegue la nota.
«Negli ultimi tempi l’Unione dei Comuni aveva cominciato a correggere la gestione fin qui portata avanti traendo anche un ritorno economico utile se poi venisse impiegato per interventi di manutenzione del territorio, viabilità, sentieristica ecc, necessari anche per una fruizione turistica dell’intera area. Auspichiamo che questa politica possa essere portata avanti. Vogliano che le Amministrazioni competenti si coalizzino per la gestione della riserva naturale del Belagaio e varino i nuovi piani di gestione dei tagli in forma partecipata con la popolazione e il Comune».