Enrico Norcini
Ho letto che la nostra Municipale ha sanzionato con un verbale da 5000 euro un venditore da spiaggia. La vicenda, non nuova, mi ha sollecitato diversi interrogativi. In primis, mi domando se davvero esiste qualcuno che immagina che multare per 5000 euro un nullatenente sia utile a qualcosa o non sia fuori luogo rappresentare il fatto come un importante obbiettivo strategico raggiunto.
Dentro la crisi sociale ed economica di proporzioni mai viste che viviamo la lotta al commercio delle collanine ha una qualche importanza? Che significato assume? O in questo contesto, ostentare il prezioso sequestro, come si è fatto, non assume un sapore amaro di pura lotta ai più deboli, di pura guerra ai più poveri ? A me sembra che il tutto si riduca a indicare un obbiettivo, un nemico, un fuorilegge quale causa del male, forse il tutto si riduce a pura e semplice inopportuna propaganda.
Non dico né sostengo certo che la multa sia illecita ma che sia di fatto illogica non c’è alcun dubbio. I commenti poi, generati dal caso, che ne sono seguiti, quando non intrisi di disvalori inqualificabili o ispirati a pregiudizi fascistici, sono stati a mio avviso, surreali, chiaramente frutto di insipienza e pura cattiveria. Mi domando se davvero la lotta alle collanine è una priorità? Davvero il mercato delle collanine mette in crisi l’economia locale? Su questo credo non dovremmo scherzare e dovremmo tutti evitare il senso del ridicolo.
Il mercato illegale c’è e va combattuto ma la trama del problema non risiede nella cianfrusaglia che vende chi tenta di vivere in qualche modo. Questa tuttalpiù è attività economica marginale residuale e di sopravvivenza. E i sequestri aggiungono solo disperazione a chi è già disperato e per paradosso, è risaputo, arricchiscono e fanno felici proprio coloro che dovrebbero essere combattuti, cioè i detentori della distribuzione all’ingrosso. Sarebbe anche da considerare che Follonica vive il fenomeno migratorio in dimensioni davvero ridotte.
Purtroppo il malessere circolante e le difficoltà crescenti non dipendono dalla vendita di collanine, a meno che non si abbia stupidamente bisogno di indicare in questo la causa dei nostri mali , una qualunque causa da fomentare accrescendo odio e discriminazione. Mi domando anche se le risorse dedicate al controllo della città non dovrebbero essere impiegate in attività “più importanti e giuste” (cit…): cioè strade, sicurezza, prevenzione reati ambientali, mobilità, aiuto ai cittadini, prevenzione salute, evasione e attività in nero. Molto del commercio attuale, virus permettendo, è messo in discussione dal mutare oggettivo del contesto e dalle vendite on line non certo dal commercio delle collanine, e io non vedo molte iniziative di vero aiuto in questa direzione.
Tutti sanno, o dovrebbero sapere. che se affermare la legalità fosse intesa solo come rispetto formale delle regole e repressione sarebbe una sfida persa in partenza. La guerra tra poveri non appartiene a chi vive questo territorio. E aumentare il contenzioso fittizio, il contrasto che genera tensioni fa solo crescere il disagio e le divisioni nella comunità.
La legalità si costruisce con la cultura, lo studio, la scuola, il senso civico di comunità, l’attività di protezione sociale, la solidarietà, la difesa dei diritti di tutti. Difficilmente si costruisce la legalità senza giustizia, buon senso e ragionevolezza. A ben pensarci ci sarebbe molto da fare se vogliamo ridurre il fenomeno della vendita di collanine braccialetti e accendini in alternativa alla pura repressione inutilmente sanzionatoria.
Penso infine che la lotta alla marginalità richieda azioni finalizzate e politiche di qualità ben diverse e che magari prima di dar fiato alle trombe qualche volta converrebbe approfondire la dinamica dei fenomeni.