GROSSETO – “Mi chiamo Claudio Spadoni e sono una persona disabile costretta da una vita su una sedie a rotelle”.
Inizia così la lettera di Claudio, un nostro lettore, che ha deciso di raccontarci la sua storia.
“Volevo esporre i tristi fatti che sono accaduti un anno fa – prosegue -, quando è venuta a mancare mia madre, la sola persona con cui vivevo.
A metà giugno 2019, mia mamma era ricoverata nel Reparto di Comunità dell’Ospedale Misericordia, ed io contestualmente ero ricoverato in Obi 2 per una trombosi ad una gamba. Caso volle che le condizioni di mia mamma si aggravarono, ma a me fu impedito di poterle fare visita.
Il giorno 17 sarei dovuto uscire, ma il personale medico mi informò della morte di mia mamma dicendomi che mi avrebbero dimesso soltanto il giorno dopo. Di fatto io ho potuto vedere e piangere mia mamma soltanto pochi minuti, giusto il tempo di una dolce carezza.
L’amarezza che mi perdura oramai da oltre un anno sta proprio nel fatto che non sono stato avvisato al momento del decesso. Fu data notizia ad altri parenti ma non a me, e soprattutto non mi è stato dato modo di stare accanto a mia mamma negli ultimi attimi della sua vita interamente dedicata a me.
Queste parole, pur essendo uno sfogo personale, spero che servano a sensibilizzare il personale sanitario ad usare un po’ più di umanità in certe tristi situazioni – conclude – specie se davanti a loro si trova un disabile che aveva come unico affetto quello della propria mamma”.