GROSSETO – A partire da sabato 27 giugno, nella cattedrale di Grosseto sarà possibile ammirare, esposto, un Evangeliario etiope, preziosa testimonianza della presenza cristiana in Africa. Si tratta di un codice prezioso dal punto di vista scientifico, sottoposto di recente ad un’accurata e certosina opera di restauro da parte di Gioia Bottari, nei locali del Museo archeologico e d’arte della Maremma, dietro autorizzazione della Soprintendenza, grazie a uno specifico finanziamento dell’Istituto per l’Oriente “Carlo Alfonso Nallino” e dell’associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente, nel quadro del progetto del Miur “Studi e ricerche sulle culture dell’Asia e dell’Africa: tradizione e continuità, rivitalizzazione e divulgazione”.
Il manoscritto raccoglie i quattro vangeli canonici in lingua locale con, all’interno, due miniature policrome a tutta pagina, raffiguranti gli evangelisti Marco e Luca. Nell’anno che la Diocesi ha dedicato alla Parola, poter esporre per la prima volta in cattedrale questo Evangeliario, databile intorno al XV-XVI secolo, era un desiderio accarezzato da tempo. Era partito un percorso in tal senso, poi l’emergenza covid ha bloccato tutto.
“Ora che stiamo tornando gradualmente ad una maggiore libertà di movimento – spiega don Roberto Nelli, responsabile dell’ufficio diocesano per la pastorale culturale – ci sembrava importante poter offrire ai grossetani la possibilità di sostare in silenzio e, per chi crede, in preghiera davanti a questo codice, testimonianza di una fede che non conosce confini. Per questo, d’accordo con il Vescovo e con il Museo archeologico e d’arte della Maremma, presso il quale il volume è in deposito permanente, e ricevute le dovute autorizzazioni della Soprintendenza, abbiamo pensato di esporlo in Cattedrale a partire da sabato 27 giugno dopo la Messa prefestiva delle 18″.
Per poter esporre il codice è stata realizzata un’apposita teca su progetto dell’architetto Barbara Fiorini, che contiene tutte le caratteristiche necessarie a preservare il manoscritto da ogni possibile alterazione. L’Evangeliario è scritto in un’antica lingua semitica, parlata in Etiopia fino al XIV-XV secolo.
“Il progetto di esporre una delle tante e preziose testimonianze del Museo Diocesano, in questo particolare momento, è vincente – afferma, da parte sua, la direttrice del Maam Chiara Valdambrini -. A seguito delle nuove disposizioni anti-covid infatti, non è stato ancora possibile riaprire al pubblico il piano che ospita il Museo di Arte Sacra. Poter collocare, quindi, in cattedrale una delle opere della collezione, permette di mantenere attiva la collaborazione e l’unità di intenti che da sempre caratterizza i rapporti tra Comune e Diocesi. Un accordo, tra l’altro, in via di rinnovo. E’ infatti in scadenza la convenzione che, riconfermata, darà nuovo seguito ad una cooperazione attiva e consolidata nel tempo”.
A presentare l’Evangeliario nei suoi aspetti più significativi sarà il professor Gianfrancesco Lusini, dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale, in un incontro pubblico che si terrà giovedi 9 luglio alle 18.30 in cattedrale. Lusini sta conducendo una ricerca scientifica su manoscritti etiopici conservati in Italia finalizzata alla redazione di un catalogo dei codici di provenienza etiopica ed eritrea.