GROSSETO – «Pochi mesi di pandemia hanno prodotto nel territorio risultati peggiori che nei dieci anni di crisi che abbiamo attraversato, e dai quali non siamo certo fuori. Danni che possono non essere irreversibili. A patto che ogni soggetto di rappresentanza coinvolto riesca a fare la sua parte con lucidità, equilibrio e possibilmente spirito unitario. Ci attendono infatti mesi durissimi».
A parlare Claudio Renzetti, segretario della Cgil maremmana.
«Per com’è sbilanciata sul settore dei servizi, in particolare turismo e commercio, dal punto di vista occupazionale la nostra struttura produttiva espone la provincia di Grosseto a un vero e proprio bagno di sangue. Con l’ondata di piena che arriverà nel tardo autunno, quando nemmeno l’eventuale proroga degli ammortizzatori sociali potrà coprire l’assenza di reddito delle migliaia di persone che si saranno misurare con una stagione turistica brevissima.
In molti casi più che dimezzata dal punto di vista delle ore lavorate. Bisogna avere chiaro, pertanto, che il peggio della crisi economica indotta dalla pandemia di coronavirus deve ancora arrivare. E che i comparti più in sofferenza sono il manifatturiero d’eccellenza vocato all’export e il turismo, che nei 10 anni precedenti avevano retto meglio. Per questo è necessario sin da ora sapere cosa fare.
Per non rimanere sul generico, ad esempio, i lavoratori stagionali – che in provincia sono almeno 25mila – saranno penalizzati due volte per effetto della crisi: perché i contratti continuativi di settore hanno lasciato quasi sempre il posto a quelli a chiamata. E perché le assunzioni stanno partendo a giugno e non a Pasqua, a causa delle presenze turistiche sporadiche. Con il lavoro, quando va bene, generalmente a giorni alterni.
Auspicando anche che in luglio ed agosto si riesca ad invertire il trend negativo, a queste persone spetterà un’indennità Naspi molto breve. E stiamo parlando di persone povere, che già mediamente non arrivavano a 10.000 euro di reddito lordo pro capite, le quali dal prossimo inverno si troveranno completamente senza reddito.
Nel piccolo commercio e non solo, inoltre alcuni paradigmi sono cambiati in maniera irreversibile. Per cui dopo il nostro punto di vista su nuovo manifatturiero e innovazione tecnologica, abbiamo attivato un lavoro corale di elaborazione e nei prossimi giorni proveremo a fare proposte precise su turismo, commercio, gare d’appalto, accesso al credito e rischio di infiltrazioni mafiose, ammortizzatori sociali ed altro ancora.
I lavoratori sotto ammortizzatore sociale non sono lontani da 10mila, e quelli che hanno chiesto i bonus sono più di 30.000. Gli intollerabili ritardi nell’erogazione di molte di queste spettanze, più delle misure in sé, contribuiscono a generare un clima generalizzato di sfiducia e rancori profondi spesso fomentati in maniera irresponsabile da chi pensa di trarre vantaggio dalle rabbie e dalla disperazione. La ripresa, se riusciremo a mettere in fila azioni adeguate, avverrà comunque lentamente, e la situazione potrebbe essere peggiore di quella seguita alla crisi del 2008.
Già all’inizio di quest’anno, prima del SarsCov2, peraltro, la nostra situazione economica congiunturale si caratterizzava per un evidente calo dei consumi e un indebolimento degli investimenti di oltre il 20%. Progressivamente spostati sul versante della rendita.
Nel solo mese di aprile 2020 comparato alla media dei mesi di aprile degli anni della crisi 2009-2014, la cassa integrazione nella nostra provincia ha avuto un aumento percentuale del 1058%. Non credo servano altre parole per rappresentare un quadro d’insieme che la più grande crisi globale dalla storia repubblicana ha prodotto.
Ecco perché va pensata a tutti i livelli una rete pubblica e non solo di protezione e di rilancio a sostegno dell’apparato produttivo e del lavoro. Tempo per tergiversare non ne abbiamo. Rimbocchiamoci le maniche e proviamo a non lasciare indietro nessuno. Ma non dimentichiamo che una delle priorità è non abbassare la guardia rispetto all’emergenza sanitaria che non è affatto conclusa.
Perché sappiamo che il rischio della rimozione della pandemia è più forte in territori come il nostro, dove caratteristiche antropiche ottimali unite ad una rete di protezione sanitaria tutto sommato efficiente sono riuscite ad evitare catastrofi avvenute altrove. Dovessimo trovarci ad affrontare un nuovo picco pandemico che questa volta, con le misure contenitive vigenti, può essere generato soltanto da idiozia, irresponsabilità o delinquenza, sarebbe una catastrofe sotto tutti i punti di vista – conclude Renzetti -. Probabilmente destinata a condannarci ad un declino irreversibile».
NUMERI – Per la Regione al 28 maggio in provincia di Grosseto la cassa in deroga riguardava 5820 persone, per poco più di un milione di ore. Quella ordinaria 1323 (al 18 maggio). Mentre i bonus richiesti da lavoratori stagionali di turismo, spettacolo e agricoltura, autonomi avevano raggiunto quota 28.164. A questi vanno aggiunti i bonus previsti col Decreto “rilancio”. Sicuramente nel complesso oltre 30mila persone.