GROSSETO – Le segnalazioni giunte al dipartimento Arpat di Grosseto (comprensive anche di quelle di competenza dei settori specialistici “Agenti fisici” e “Geotermia”) nel 2019 sono state 47 (come riportato nell’articolo di analisi a livello regionale) ed hanno interessato 10 comuni su 28 della provincia: Grosseto, Follonica, Castiglione della Pescaia, Monte Argentario, Roccastrada, Campagnatico, Cinigiano, Civitella Paganico, Orbetello, Scarlino [vedi tabella interattiva con i dati per comune e per matrice].
Per quanto riguarda il Comune di Grosseto, sei esposti hanno riguardato le maleodoranze, collegate nella maggior parte dei casi alle attività degli impianti a biogas presenti nei dintorni della città. La problematica, nota da tempo anche alle Amministrazioni presenti sul territorio, è stata oggetto di controlli avviati dal Dipartimento ARPAT già da 2013 per la ricerca delle cause e delle possibili soluzioni attuabili.
«Le verifiche effettuate hanno consentito di evidenziare che le potenziali fasi critiche per lo sviluppo delle maleodoranze sono da individuare nella ricezione e stoccaggio delle biomasse destinate alla fermentazione anaerobica e nello spandimento nei campi del digestato (che si ottiene appunto dalla digestione anaerobica delle biomasse)» afferma Arpat.
«In tema di impatto olfattivo, occorre evidenziare che nell’ordinamento italiano, fra le norme di primo livello, erano assenti disposizioni volte a disciplinare le emissioni odorigene e gli impatti olfattivi mediante criteri quantitativi. Il vuoto legislativo, in alcune Regioni, è stato negli anni colmato con disposizioni locali, come Leggi Regionali o Delibere di Giunta, ciò non è avvenuto ancora in Regione Toscana».
Con il D.Lgs. 183 del dicembre 2017, è stato inserito nel D.Lgs 152/06 (Testo Unico Ambientale) l’art. 272 bis che introduce una specifica possibilità per le Regioni e per le Autorità Competenti, in sede di autorizzazione, di prevedere misure di prevenzione e limitazione appositamente definite per le emissioni odorigene degli stabilimenti. A seguito di ciò la Regione Toscana ha istituito uno specifico gruppo tecnico per la risoluzione del problema composto dai settori ambientali e sanitari della Regione, da Arpat, Aziende Sanitarie e Università di Firenze.
Nel 2019 le segnalazioni sulle maleodoranze ricevute dal Dipartimento di Grosseto sono comunque significativamente diminuite (6 rispetto alle 33 del 2018, alle 23 del 2017, alle 20 del 2016), come osserva il responsabile del Dipartimento ARPAT di Grosseto Roberto Palmieri “questo è probabilmente anche da mettere in relazione ad un maggiore livello di attenzione nella conduzione della attività da parte dei gestori degli impianti, stimolato dai controlli congiunti fatti nel corso dell’anno da Comune di Grosseto, ARPAT e ASL.”
Tra le rimanenti segnalazioni, 4 hanno hanno comportato attività di controllo su altrettante aziende relativamente a problemi di smaltimento di rifiuti, inquinamento acustico, emissioni in atmosfera.
La problematica delle maleodoranze è stata prevalente anche nei comuni balneari, in particolare a Follonica, Castiglione della Pescaia, Orbetello, Monte Argentario e Scarlino; le verifiche condotte in questo caso hanno consentito di individuare, come origine dei cattivi odori, processi fermentativi di masse algali sulle spiagge o nei fossi, o la presenza di scarichi di reflui domestici o fognari non adeguatamente collettati o conseguenti a guasti della rete di collettamento.
Tre sono state le segnalazioni per i rumori provenienti da bar e ristoranti. Le segnalazioni per l’inquinamento acustico sono negli anni divenute residuali perché, sulla materia rumore, la Regione Toscana, con DGRT 490 del 16/06/2014, ha regolato le modalità di presentazione di segnalazioni in merito da parte dei cittadini. In materia di inquinamento acustico ARPAT non eroga prestazioni direttamente a favore di soggetti privati per cui la segnalazione va inoltrata al Comune territorialmente competente che, una volta effettuate le verifiche di competenza sulla regolarità dell’attività dal punto di vista autorizzativo ai sensi della DGRT 490/2014, può decidere di attivare ARPAT per le verifiche di competenza