PIOMBINO – Si chiama Nuovo Patto per Piombino il piano complesso e ambizioso voluto dal sindaco Francesco Ferrari per il rilancio del sistema economico del territorio. Il sindaco ha inviato una lettera al Governo per chiedere un incontro urgente per rappresentare la grave situazione in cui versa la città e, soprattutto, le prospettive di rilancio.
“Siamo profondamente convinti che sia indispensabile cambiare approccio – spiega Francesco Ferrari, sindaco di Piombino -: oggi più che mai si impone la necessità di superare i numerosi accordi di programma e di stilare un unico atto, non per un’azienda bensì per un intero territorio, che affronti complessivamente e in modo concreto tutti i temi cruciali quali bonifiche, opere infrastrutturali e industria. È necessaria l’elaborazione di un unitario ed integrato Patto per Piombino e la Val di Cornia per farne luogo di sperimentazione delle strategie complesse e, per questo, di attuazione degli strumenti programmatici e finanziari europei. In altre parole una sperimentazione di utilizzazione integrata di programmi già esistenti. A tutto questo sarebbe anche utile aggiungere lo sblocco delle somme, messe a bando per le aree di crisi complessa e mai assegnate, da Invitalia per destinarle direttamente al territorio.”
Piombino chiede che nel Nuovo Patto siano convogliati il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, il Fondo europeo agricolo di garanzia, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, Orizzonte Europa, Life, lungo la strategia del Green Deal europeo e le possibilità del Next generation Eu.
Piombino, inoltre, ha deciso di coinvolgere in questo percorso anche altre città la cui storia economica e sociale è molto simile: anche i sindaci di Terni e Taranto, infatti, chiederanno al Governo che tutti e tre i territori possano essere oggetto di un progetto complessivo dedicato alle zone siderurgiche in aree di crisi complessa.
“Questo nuovo approccio, per essere efficace in maniera sistemica, può e deve accomunare territori distanti geograficamente ma simili nelle condizioni – continua Ferrari -; è per questo motivo che ho rivolto un invito ai colleghi sindaci di Taranto e Terni affinché queste tre città, simbolo di un passato florido ma di un presente critico sotto profili ambientali ed economici, possano percorrere assieme una strada che li possa condurre a una prospettiva di concreto rilancio.”
Piombino si trova da anni in una profonda crisi economica e sociale ampiamente documentata. Per la risoluzione della crisi nei suoi molteplici aspetti non sono serviti gli innumerevoli protocolli e accordi di programma – non solo tra enti pubblici ma anche con privati – che dal 2007 si sono succeduti: i propositi in essi contenuti e consistenti principalmente nel risanamento ambientale e rilancio economico sono rimasti tali. Purtroppo non è servito neppure l’inserimento di Piombino nelle area di crisi industriale complessa, avvenuto nel 2013.
L’ultimo accordo di programma risale al 24 luglio 2018 e fu sottoscritto dagli enti pubblici con Jsw Steel Italy, società subentrante a Aferpi Acciaierie e Ferriere di Piombino Spa nella gestione del polo siderurgico di Piombino. In tale accordo la società privata si era assunta numerosi impegni, tra i quali quello di presentare entro i successivi 18 mesi un piano industriale che, negli auspici di tutti e nelle parole del soggetto privato, contemplasse anche la costruzione di uno o più forni elettrici. Alla scadenza dei predetti 18 mesi Jsw ha avanzato una richiesta di proroga del termine di ulteriori quattro mesi e, circostanza di pochi giorni fa, una seconda istanza per poter presentare il piano industriale solamente tra un anno.
“Piombino è da sempre una realtà complicata – afferma Sabrina Nigro, assessore al Lavoro -: è al contempo area di crisi complessa e Sin, due caratteristiche che, ognuna di per sé, dovrebbe permettere l’attivazione di misure risolutive per questo territorio. Gli strumenti ci sarebbero ma ci devono essere dati altrimenti si tratterà dell’ennesima occasione persa per far rivivere questa città”.
Le incertezze sul futuro della città, dunque, permangono. Nel frattempo, l’attività siderurgica del secondo polo industriale italiano dopo Taranto consta solamente della laminazione (con i tre relativi treni presenti nello stabilimento), con scarse prospettive occupazionali per i tanti dipendenti, la maggior parte dei quali si trova da troppi anni in cassa integrazione. Anche sotto il profilo ambientale, la rimozione dei cumuli e gli smantellamenti degli impianti inutilizzati e vetusti, attività di cui l’azienda si era fatta carico, hanno già maturato importanti ritardi generando anche preoccupazioni da un punto di vista della sicurezza.
“Piombino e l’intero territorio della Val di Cornia stanno dunque vivendo un momento drammatico – conclude Nigro -: le condizioni socio-economiche sono sempre più gravi e gli effetti della pandemia si innestano in una pianta già da troppo tempo priva di linfa. Il nostro territorio, dunque, rischia più di altri di non sopravvivere. Chiediamo, per Piombino, un percorso diverso e finalmente risolutivo”.