GROSSETO – “Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi, sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passate, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza” diceva Cicerone e l’Associazione archeologica maremmana opera ormai da anni con lo scopo di conoscere e far conoscere la storia del territorio di Maremma, avvalendosi anche delle competenze di qualificate studiosi del settore, attraverso viaggi organizzati ad hoc e molte altre iniziative culturali. Vengo in contatto tramite un amico comune, che ringrazio di cuore, con Pina Biagioli, da 25 anni presidente dell’Associazione e le chiedo se può concedermi un’intervista. Lei accetta volentieri ed io con immenso piacere mi appresto a ringraziarla e ad iniziare così.
• Pina, mi può raccontare brevemente come è nata L’Associazione archeologica maremmana?
L’Associazione archeologica maremmana nasce ufficialmente il 26/ 06/1986 con sede a Grosseto nel Baluardo del Maiano, dalla volontà di un gruppo di intellettuali molto legati al territorio della Maremma appassionati di storia , di archeologia , di storia dell’arte con la volontà di favorire l’identità della cultura maremmana
Ricordo alcuni nomi significativi: Aldo Mazzolai che ha guidato l’associazione fino al 1995 anno in cui la presidenza è passata a Egda Marzocchi che è stata stata fondatrice dell’Archeoclub di Grosseto da cui è derivata l’Associazione archeologica maremmana.
La presidenza è poi passata ininterrottamente a me con un intervallo di un biennio in cui mi ha alternato Marcella Parisi, storica dell’arte.
Quali gli obiettivi del nostro sodalizio? Due complementari: uno di carattere conoscitivo, di ricerca, di documentazione archeologica e storico-artistica, di lettura dei segni che ancora oggi testimoniano l’evolversi della cultura che la nostra comunità di Maremma esprime, l’altro propositivo, ovvero d’informazione in vista anche del recupero delle aree più fragili dei nostri beni ambientali.
Fare un abstract della storia di 35 anni di attività non è semplice. Abbiamo avuto in realtà come relatori le voci più importanti dell’archeologia nazionale. Basti ricordare Giovanangelo Camporeale, Giovanni Pettinato, Giuliano Volpe, Mariagrazia Celuzza, Adriano Maggiani, Benedetta Adembri, Francesca Ceci, Pietro Pettini, Gaetano Prisco, Tamara Gigli e tantissimi altri per non parlare degli studiosi locali, quasi tutti presenti ai nostri incontri.
Vantiamo la collaborazioni di grandi storici dell’arte come Marcella Parisi, Elena Vellati, Vera Giommoni… che hanno dato grandi contributi alla divulgazione del nostro patrimonio storico-artistico. Mi scuso per non poter nominare tutti… sono veramente tanti.
Ma la prova più tangibile della nostra attività rimane la pubblicazione di carattere scientifico di importanti studi monografici riguardanti argomenti di storia locale.
La ricerca trae motivazione dalla realistica esigenza di conoscere in maniera scientifica il patrimonio storico ambientale, architettonico ed artistico della Maremma al fine di recuperarne nel pieno rispetto delle esigenze sociali culturali che la comunità esprime la memoria e realizzare nel modo migliore l’auspicata valorizzazione.
• Dal 1995 l’Associazione ha iniziato anche a produrre pubblicazioni. Ad oggi quante sono?
Abbiamo iniziato con “Il Forte di San Rocco” a cura di Serafina Bueti, Grosseto 1995 per poi proseguire con il volume a cura di Carlo Citter, “Grosseto, Roselle e il Prile” Padova 1996 e ancora “Montepescali, storia, arte, archeologia” a cura dell’archeologa Serena Fommei e “La chiesa di San Giuseppe (II Memorandum, Archivio di Stato, 1998).
Nasce sempre nel 1998 la prima guida di Grosseto, frutto di tanti valenti giovani laureati, a cura di Marcella Parisi, “Grosseto dentro e fuori le mura. L’emozione e il pensiero”. Nel 2000 nasce la pubblicazione a cura di Bruno Stea (Agronomo) e Ivan Tenerini (Fitopatologo) Santa Petronilla e la sua chiesa romitorio di Castiglione della Pescaia. Nel 2002 “Il tino di Moscona” dell’architetto Fabio Mangiavacchi. Sempre nel 2002 “La fortezza delle Mura di Grosseto“ a cura della storica dell’arte Marcella Parisi e di Elena Vellati. Nel 2006 vede la luce “La Badiola, fattoria lorenese nella Maremma” di Margherita Eichberg, architetto e oggi soprintendente ai beni culturali dell’Etruria.
Nel 2008 pubblichiamo “Il Palazzo Stefanopoli Porciatti“ a cura di Marcella Parisi e nel 2009 “Il ripostiglio di Cupi di Montiano” a cura dell’ archeologo Francesco Catalli. Infne nel 2016 “Vetulonia, la Domus dei Dolia” a cura delle archeologhe Giuliana Agricoli, Simona Rafanelli e Sara Carnevali.
E’ stata pubblicata anche una collana di quaderni con argomenti storico-archeologici, testimonianza degli atti delle conferenze tenute in occasione di corsi di aggiornamento per docenti. Sono piccole perle di cultura maremmana.
• L’Associazione promuove incontri e conferenze di altissimo livello su temi archeologici con particolare riferimento al mondo etrusco e romano. Tra tutti ne potrebbe scegliere uno sugli Etruschi e uno sui Romani da raccontarmi?
Scegliere un tema particolarmente interessante riguardante il mondo etrusco? Direi lo studio dell’archeologa Simona Rafanelli e Sara Carnevali ”Vetulonia e la domus dei Dolia”.
Per quanto riguarda il mondo romano, direi “la villa Romana di Nomadelfia” di Mario Cygielmann. Lascio ai lettori delle nostre pubblicazioni il piacere della scoperta di queste realtà archeologiche.
• Organizzare la “Giornata archeologica” è ormai una tradizione consolidata, ma in che cosa consiste esattamente?
La giornata archeologica si svolge normalmente in località che presentano occasioni di visite culturali guidate da archeologi e in collaborazione con associazioni di carattere che partecipano con concerti, drammatizzazioni. E’ un modo di fare cultura in maniera di vivere l’amicizia dei soci e farne partecipe la comunità tutta.
• E cosa si prevede per l’edizione di questo 2020 segnato così tanto dal Coronavirus?
Quanto prima, non appena possibile, il consiglio si riunirà per la programmazione futura. Al momento dobbiamo rispettare, per senso di responsabilità, le direttive istituzionali, che prevedono una sospensione degli incontri sociali .
• Montepescali, Grosseto, Roselle, Vetulonia sono solo alcune delle località di grande interesse archeologico della nostra Maremma… vorrebbe attribuire ad ognuna di loro due aggettivi e spiegare il motivo di questa sua scelta?
Due Aggettivi per Montepescali? Aldobrandesca La prima menzione di Montepescali è connessa alla sua natura di castello aldobrandesco. E prestigiosa in riferimento alle straordinarie pitture senesi del tardo trecento nella chiesa di San Niccolo che rappresentano i documenti tra i più rilevanti della scuola figurativa senese,una ricca testimonianza pittorica recuperata soltanto da alcuni decenni e dimenticata dalla critica storico-artistica .
Grosseto salinatrice. Il sale era il prodotto che maggiormente caratterizzava l’economia grossetana. Nel medioevo il poeta senese Cecco Angiolieri nel sonetto XCII per indicare un grande quantità dice (ch’io tante volte sia maneggiato, quant’ha Grosseto granella di sale). Lorenese E’ con i Lorena che il programma di bonifica della Maremma si è fatto consistente e razionale e la città bonificata è diventata accogliente.
Roselle agricola e imperiale La principale vocazione di Roselle, progenitrice di Grosseto era l’agricoltura, mentre il commercio era favorito dalla presenza di vie d’acqua al contrario di Vetulonia la cui economia era basata sullo sfruttamento delle colline metallifere. Roselle ci ha tramandato un importante ciclo statuario da intendersi come esempio di devozione della colonia rosellana all’imperatore Claudio e un altro ciclo statuario entro la cosiddetta Basilica dei Bassi forse collegata anche questa al culto dell’Imperatore
Vetulonia aristocratica e sfarzosa. Aristocratica perché le sepolture delle famiglie sono connotate attraverso il rango di appartenenza: carro, armi spiedi , alari e tripode di solito utilizzato per contenere oggetti preziosi In un caso le spoglie del defunto erano deposte su un letto di ambra. Sfarzosa: i corredi comprendono oreficerie e argenterie importate o locali di grandissimo pregio, segno di una società di grande civiltà.
• “Una generazione che ignora la storia non ha passato, né futuro” ha detto Robert Anson Heinlein, cosa si sente di dire lei al riguardo?
La storia è complessa come dice Gioacchino Volpe “Non esiste epoca che non abbia i suoi misteri. Ma siamo noi che, più la storia si avvicina a noi e più le chiediamo più cose che essa può offrirci, perché molte più cose può offrirci intellegibili a noi, utili a noi, non curiosità, ma cose vive, non avanzo inassimilabile, ma buon nutrimento”.
Conoscere la storia significa pertanto porre le radici per un futuro ,avere la consapevolezza degli errori del passato ,definire la propria identità e proporre nuove relazioni feconde.
Vorrei esprimere il mio orgoglio sul valore del servizio che facciamo all’intera comunità. Ai nostri soci, motivati a dare gratuitamente il meglio di se stessi viene chiesto di dedicare tempo, studio, collaborazione, creatività, amicizia per perseguire i fini stabiliti dal nostro Statuto. Del resto il denaro non può comprare la volontà, il cuore, lo spirito di sacrificio. Ci auguriamo perciò di continuare nel nostro cammino per comprendere le esigenze culturali che si manifestano nel territorio e offrire le soluzioni per risolverle. La maturità di un paese si misura nella capacità di soddisfare i bisogni culturali e di solidarietà dei suoi cittadini. E’ la cultura che promuove il “Servizio”. E’ la cultura che consente la lettura delle esigenze verso le quali si mobilita una visione morale o etica della persona. E’ ancora la cultura che suggerisce gli ambiti dell’azione indispensabile alla gestione delle risorse dell’uomo e della natura.