MARINA DI GROSSETO – «In questi giorni, dopo la fine del lockdown, sono in corso alcuni lavori, come quello sulla pineta di Principina e Marina di Grosseto o altri lungo i corsi di fiumi del territorio provinciale (ad esempio presso Marsiliana), i cui effetti sono documentati dalle foto allegate» Il Wwf della provincia di Grosseto interviene così su alcuni lavori iniziati da poco.
«Per entrambe le tipologie di lavori, che, trattandosi di opere pubbliche, sono finanziati dai contribuenti, contestiamo l’utilità e questo non per preconcetti, ma rifacendoci ad un principio che è venuto ultimamente all’attenzione dell’opinione pubblica, quello di “resilienza”. Si sente dire sempre più spesso che le società umane dovranno diventare sempre più “resilienti” agli effetti del cambiamento climatico, così come a quelli purtroppo non più soltanto eventuali delle pandemie, ma questo concetto va tradotto nella pratica».
«A nostro avviso, sulla base però di evidenze scientifiche, una pineta con sottobosco verde e integro è più resiliente agli incendi di una in cui la vegetazione del sottobosco sia stata eliminata e sia presente soltanto l’inevitabile tappeto di aghi, pigne ed altro materiale secco caduto a terra (facile innesco per il propagarsi delle fiamme). Un’efficace lotta agli incendi si fa più organizzando squadre di volontari, che, “marcando” il territorio scoraggino chi voglia appiccare incendi (in gran parte dolosi) e possano spegnere sul nascere la quota residua di incendi accidentali, più che con iniziative che, con il pretesto di salvare la pineta dagli incendi, ne eliminino preventivamente gran parte del valore ecologico. Per questo abbiamo convintamente partecipato, con altre associazioni, al ricorso al Capo dello Stato contro il cosiddetto piano antiincendio della pineta in questione» prosegue Luca Passalacqua.
«Analogamente, le sponde di un fiume coperte da vegetazione naturale sono decisamente più resilienti all’erosione ed alle frane di quelle spogliate da ogni pianta e rese argini artificiali, con conseguente minore trasporto di materiale durante le piene e minori rischi durante le alluvioni. Lavori che artificializzino un fiume hanno l’effetto di accelerare il flusso causato ad esempio dalle sempre più frequenti bombe d’acqua, quando invece, per ridurre i rischi per i territori a valle, questo flusso andrebbe rallentato con il mantenimento delle anse fluviali e/o la realizzazione di casse di espansione».
«A monte di molti interventi a nostro avviso errati, c’è spesso una richiesta dell’opinione pubblica, che gli enti preposti non fanno altro che assecondare e che nasce da interpretazioni errate di “sporco” e “pulito”. La pandemia ha mostrato l’importanza dell’igiene, ma il concetto di “pulito”, che sottende le richieste di “pulizia” della pineta o di un fiume, non ha a che fare con l’igiene ma con la morte, con l’errata convinzione che la vita presente nel sottobosco o nelle sponde fluviali sia “sporco”. Su questo, occorrerà un maggiore impegno delle associazioni ambientaliste come la nostra, a livello culturale, per far sempre più comprendere l’importanza ed il valore della biodiversità e di quelli che sono detti “servizi ecosistemici” di un ambiente naturale».
«Quello che, invece, vogliamo aspettarci dalle autorità preposte è il rispetto delle norme, nazionali e internazionali. Tra queste, ci sono ad esempio la L. 157/92, la Convenzione di Berna e la cosiddetta “Direttiva Uccelli” (Direttiva 2009/147/CE), tutte concordi nel vietare la distruzione di nidi e uova o nidiacei di uccelli, mentre la “Direttiva Habitat” (Direttiva 92/43/CEE) o la L.R. Toscana n. 56/2000 tutelano numerose specie di vertebrati, invertebrati o piante. E’ evidente che lavori come quelli in esame, effettuati in piena stagione riproduttiva, possono compromettere la riproduzione di specie di uccelli, anche di notevole valore conservazionistico (che possono essere il succiacapre, il cuculo dal ciuffo e la ghiandaia marina per la pineta o il gruccione e il martin pescatore per le sponde dei fiumi) e portare alla morte di altri vertebrati (dalla testuggine di Hermann, al tritone crestato italiano) e invertebrati, o alla distruzione di piante (orchidee e altre), che sarebbero protette dalla normativa citata» prosegue il Wwf.
«Riteniamo perciò che, nel pieno rispetto delle normative citate, i lavori che debbano comunque essere svolti, che possono essere quelli della cosiddetta “pulizia” di piccole porzioni delle pineta prossime alle abitazioni, oppure l’eliminazione di vegetazione che possa ostruire la “luce” dei ponti, creando ostacoli al normali flusso dei fiumi, siano effettuati al di fuori del periodo riproduttivo, eliminando così completamente il rischio di distruzione dei nidi e limitando i danni alla fauna, meno attiva in periodo invernale, ed alla flora, non in piena vegetazione».