GROSSETO – Nelle attività della “fase 2” l’Azienda Usl Toscana sud est, con proprio atto formale, ha inserito l’infermiere di famiglia e comunità come elemento di sviluppo delle attività territoriali, ribadendone l’importanza all’interno delle dinamiche assistenziali interne.
“La Direzione aziendale sta riconfigurando il progetto iniziale dell’Ifc per consentire una rapida ripartenza del progetto” dichiara Lorenzo Baragatti, direttore del Dipartimento aziendale delle professioni infermieristiche e ostetriche.
“L’Ausl Toscana sud est è impegnata a snellire la fase progettuale, adeguando le attività di formazione alle possibilità attuali senza venir meno ai contenuti, confidando nel mantenimento in servizio delle unità assunte per l’emergenza Covid-19 e su quelle destinate all’Ifc dal Decreto. L’intenzione è sempre quella di rendere operativa questa figura professionale entro il mese di ottobre”.
Chi è l’infermiere di famiglia e di comunità? È il professionista responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito familiare. Promuove un’assistenza di natura preventiva, curativa e riabilitativa differenziata per bisogno e per fascia d’età, attraverso interventi domiciliari e/o ambulatoriali e risposte ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale di riferimento.
Ogni infermiere opera nel territorio e nella popolazione di riferimento, identificabile di norma nell’ambito delle Aggregazioni funzionali territoriali della medicina generale, interagendo con i medici di Medicina generale, i Pls, i medici di comunità e le altre figure professionali, come risorsa di salute, fornendo consigli sugli stili di vita e sui fattori comportamentali a rischio. Rappresenta un promotore della salute nella comunità, essendo collante e collegamento tra individui, famiglie, volontari, professionisti sanitari e sociali, altri attori lavorando in team.
Gli ambiti di esercizio professionale dell’Ifc sono il domicilio, l’ambulatorio, le strutture intermedie e residenziali e l’intera comunità.
Nel febbraio del 2020 l’Azienda USL Toscana sud est ha stabilito di rendere ufficialmente operativo l’infermiere di famiglia e comunità entro ottobre.
L’emergenza Covid-19 ha però di fatto congelato le attività formative, spostando l’impegno degli infermieri territoriali sulle attività d’assistenza per l’esecuzione di test sierologici e tamponi domiciliari, assistenza con i micro-team Usca, assistenza in Rsa Covid, alberghi sanitari, Centrale Covid, check point e prosecuzione delle attività d’assistenza domiciliare.
Sono stati identificati 9 ambiti territoriali corrispondenti ad altrettante Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) dove avviare la fase sperimentale.
Con l’approvazione da parte del Governo del “Decreto Rilancio” è stata conferita ancor più attenzione alla figura dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (Ifc). Un modello sperimentale già previsto dalla Regione Toscana e implementato anche all’interno dell’Azienda Usl Toscana sud est.
Nell’Asl il percorso di definizione di questa figura professionale, sulla scorta delle disposizioni regionali, si è sviluppato sulla precisa progettualità prevedendo, nell’ambito territoriale dei team di assistenza infermieristica integrati con la Medicina generale.
Ciò ha portato all’individuazione dei team d’assistenza domiciliare, già avvenuta nel corso del 2019, con competenze specifiche per gli ambiti della cinque reti del Dipartimento aziendale delle professioni infermieristiche ed ostetriche (lesioni cutanee, accessi vascolari, nutrizione,
assistenza respiratoria e cure palliative).
L’Azienda ha poi investito sulla strutturazione della presa in carico infermieristica attraverso l’individuazione dell’infermiere tutor assistenziale, per garantire un’assistenza non solo prestazionale ma di riferimento per la persona e per il territorio.