FIRENZE – Siamo oramai quasi arrivati alla fine della seconda settimana della cosiddetta fase 2. Quindi, probabilmente a partire da martedì 19 maggio, ci stiamo avvicinando al momento in cui cominceremo a valutare se la riapertura di alcuni settori economici e produttivi e la maggiore circolazione sul territorio della popolazione all’interno dei confini della nostra regione avranno o meno determinato un impatto sull’andamento dell’epidemia.
Proveniamo da una settimana durante la quale nella nostra regione la numerosità dei nuovi casi è stata stabilmente in media di 25 persone.
Rispetto alla media dell’ultima settimana di marzo, data dalla quale si stima che le misure di distanziamento sociale abbiano avuto un loro effetto, vi è stata una diminuzione di nuovi casi dell’91% (rispetto alla media italiana del -79%, Lombardia -66%, Piemonte -71%, Veneto -75%). Dobbiamo sottolineare che parte di questi nuovi casi (circa uno su 4) provengono dalla campagna di screening messa in atto dalla Regione Toscana su molte categorie professionali pubbliche (operatori sanitari in primis) e private utilizzando i test sierologici: a ieri erano circa 65.000 le persone che si sono sottoposte ad un test rapido di screening, circa 520 le persone che hann o evidenziato un’esposizione nel passato all’infezione Covid-19, lo 0,8% del totale dei testati, che sono stati sottoposti al tampone di verifica della loro positività o che lo effettueranno nei prossimi giorni. L’indice di contagiosità R0 in Toscana è stabilmente sotto 1 da circa un mese.
Da più parti si legge come la diminuzione dei casi possa essere legata a una supposta minore carica virale del virus: non c’è alcuna evidenza scientifica che suffraghi questa affermazione. L’analisi dei nuovi casi delle ultime due settimane, in riferimento alla loro composizione socio-anagrafica, alle condizioni del loro dello stato clinico e del luogo di contagio al momento dell’effettuazione del tampone, sta nettamente cambiando tanto da farci affermare che, se il virus non è meno “forte”, sicuramente sta circolando meno nella popolazione.
La composizione per classe d’età e genere sta progressivamente cambiando nelle ultime due settimane.
Dopo settimane in cui il genere femminile era maggiormente rappresentato, nell’ultima settimana la maggioranza dei casi torna a concentrarsi nel genere maschile. Anche l’età media dei nuovi casi, che era stata stabilmente intorno ai 60 a nni per entrambi i generi, scende intorno ai 50 anni nelle ultime due settimane. Questo sembra essere l’effetto del cambiamento dei luoghi di contagio: dopo settimane si riaffacciano i luoghi familiari e quelli legati al lavoro ed al tempo libero, oltre a quelli frequentati dalla categoria degli operatori sanitari, che continuano ad essere sottoposti alla campagna di test sierologici.
L’effetto finale del cambiamento nel tempo della composizione per età, genere e – parzialmente – luogo di contagio produce quindi un cambiamento nello stato clinico dei soggetti al momento del tampone: oramai nelle ultime tre settimane gli asintomatici e i pauci sintomatici arrivano all’80% dei nuovi casi.
Per quanto riguarda l’andamento spaziale dei nuovi casi, è ormai ampiamente noto come non sia mai stato uniforme nel nostro territorio. Stiamo, infatti, osservando fin dall’inizio dell’epidemia alcune differenze a livello provinciale. Massa Carrara e Lucca hanno mostrato finora un trend di crescita più rapido rispetto alle altre, seguite da Firenze, mentre le province meno colpite sono quelle di Livorno e Siena.
Dal punto di vista della distribuzione temporale dell’epidemia si sono evidenziati all’inizio nuovi casi che erano situati ai confini regionali, mentre dopo la diffusione si è caratterizzata principalmente nelle aree a maggiore densità abitativa. Anche i nuovi casi dell’ultima settimana sembrano seguire questa regola.
Le guarigioni, soprattutto quelle virali, crescono a grande velocità e rappresentano ormai oltre la metà dei casi totali: questo è il dato che maggiormente si evidenza. Fortunatamente, in queste ultime settimane, l’aumento dalla fine di marzo è 10 volte superiore alla media italiana.
Il dato dei ricoveri continua ad essere fortemente positivo. Il numero massimo di ricoverati contemporaneamente presenti in reparti medici, in Toscana, si è osservato tra il 2 e il 7 aprile (tra 1.100 e 1.150 persone). Sempre al culmine della curva (un plateau, piuttosto che un picco) la richiesta di letti di terapia intensiva è stata superiore a 280 dal 31 marzo al 5 aprile. Dopo questa fase, la pressione sulle strutture ospedaliere tende a diminuire progressivamente, e si prevede ancora una progressiva riduzione delle presenze di malati Covid-19 sia in reparti medici che in terapia intensiva. Rispetto all’ultima settimana di marzo, il numero di ricoverati totali &e grave; diminuito del 74% rispetto al 55% della media italiana. Focalizzando l’attenzione sui posti letto di TI, la percentuale dei letti occupati rispetto alla capienza massima (cioè letti intensivi disponibili sommati a quelli attivabili entro 48 ore, definiti “impegno su surge capacity” che in Toscana sono 440) è attualmente del 15,4%. Una parte dei letti e dei reparti destinati alla cura Covid-19 sono stati così stati riconvertiti all’attività clinica originaria.
Rispetto ai fattori di rischio di ricovero tra i casi un interessante approfondimento dell’Ars Toscana ha mostrato come particolari condizioni cliniche pregresse possano agevolare il ricovero rispetto agli altri casi Covid-19.
La tabella di seguito mostra come per ciascuna patologia cronica i rischi (OR) di ricovero aggiustati per età e genere: eccetto il caso delle malattie neurologiche, i valori sono tutti superiori a 1, sempre significativi, con esclusione delle malattie epatiche, di quelle respiratorie e dell’HIV, che, peraltro, presentano numerosità molto basse. Il dato dell’obesità deve far riflettere in modo particolare, con un rischio di ricovero tre volte superiore.
Il dato sui deceduti è quello che rimane ancora piuttosto stabile, diminuisce meno velocemente rispetto alla media italiana: stiamo ancora osservando le conseguenze di una parte dei casi emersi durante la terza settimana di aprile, che avevano presentato condizioni cliniche gravi. Questi soggetti spesso hanno degenze molto lunghe, a testimonianza del fatto che, pur non avendo individuato cure e trattamenti farmacologici specifici per il virus, l’effetto combinato di farmaci utilizzati per la cura di altre malattie sta spesso aumentando la degenza anche di coloro che partono con un particolare svantaggio di salute. In termini di letalità (deceduti/ casi totali), la To scana si posiziona come la regione con la più bassa letalità rispetto a tutte le altre regioni a grande e media diffusione del virus.
Dal punto di vista territoriale sono Massa Firenze e Lucca le province con la letalità più alta, in coerenza e conseguenza ai territori più colpiti dal virus, mentre i territori della parte sud est della nostra regione, sono quelli meno colpiti.
I dati sono in continuo miglioramento: l’invito per tutti è comunque quello di cercare di ridurre al minimo i rischi di contagio, in primo luogo usando mascherina quando ci si trova in luoghi pubblici al chiuso, mantenendo una debita distanza dalle altre persone. “Stiamo ottenendo ottimi risultati grazie al corretto comportamento di tutti e questo sforzo non deve essere vanificato – afferma Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di Epidemiologiadell’ Ars -. Considerati il periodo di incubazione della malattia e il tempo tra l’insorgenza dei primi sintomi e la diagnosi tramite test col tampone, ritengo che siamo molto vicini a poter verificare gli eventuali effetti della maggiore circolazione delle persone. Nella speranza che, anche grazie ai comportamenti corretti, gli effetti possano essere contenuti”.
Per altri dati di dettaglio sulla situazione in Toscana, consulta la piattaforma dati coronavirus [https://bit.ly/2WhgPLe] sul sito dell’Ars Toscana.