GROSSETO – Circa 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono intenzionati a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista della ripartenza. È quanto emerge da un’indagine commissionata da Confesercenti e realizzata da Swg su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione.
Gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. È ancora incerto l’11%, e deciderà durante il fine settimana.
Per chi resta chiuso decisiva è stata la considerazione della “mancata convenienza ad una riapertura”. «In alcuni settori poi l’incertezza la fa ancora da padrona – afferma Confesercenti – : i mercati ad esempio, dove i comuni stanno procedendo a protocolli non omogenei, gettando nell’incertezza gli imprenditori.
In molti poi lamentano la difficoltà “a mettersi in regola” sia per i costi, sia per la difficoltà a procurarsi mascherine e dpi per i dipendenti a prezzi calmierati.
Al 4 maggio erano 3.892 le aziende tra commercio al dettaglio in sede fissa e settore turistico ancora chiuse in provincia di Grosseto a seguito del lockdown. Tra questi la moda ad esempio (521 i negozi di abbigliamento escluso il settore bambini e neonati) o gli arredi per la casa (146) o ancora orologerie (69) o tappeti (77). E poi gli ambulanti non alimentari, 438 alberghi e 2.205 pubblici esercizi. In totale 1224 le aziende del commercio al dettaglio in sede fissa ancora chiuse i primi di maggio, di queste, 521 per il settore abbigliamento escluso bambini o neonato, 89 i negozi di calzature, 146 i negozi di mobili, articoli tessili, arredamento per la casa (escluso illuminazione), 69 quelli di orologi e articoli di gioielleria, 77 tappeti e altri tessili, 130 giochi e articoli sportivi, 118 altri articoli, 99 commercio al dettaglio in altri esercizi non specializzati (non alimentari). 2.643 le imprese nel campo del turismo.
«Per le imprese questa riapertura sta diventando una corsa ad ostacoli – prosegue Confesercenti -. Gli imprenditori temono l’impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l’aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali».
Confesercenti apprezza che la distanza sia calata ad un metro cosa particolarmente importante per bar e ristoranti per cui, altrimenti, la riapertura sarebbe stata insostenibile. E conclude chiedendo «Linee guida applicabili e aiuti economici diretti alle imprese per sostenerle anche in questa delicata fase della ripartenza».