GROSSETO – “Chi si salva da questa terribile epidemia rischia di morire di burocrazia. In un momento in cui a tutti viene chiesto un forte senso di responsabilità e sono state imposte restrizioni anche importanti, il nostro paese si trova dominato da una burocrazia sempre più complicata e farraginosa, lontana dal mondo imprenditoriale con costi, tempi morti, stress ma soprattutto senza che vi sia mai alcuna responsabilità”.
E’ questo il duro attacco del direttore di Cia- Grosseto Enrico Rabazzi all’attuale gestione del Covid-19 e “all’incapacità del nostro paese si sburocratizzare le norme in un momento storico delicatissimo”.
“La politica ha abdicato al suo ruolo direttivo e di supporto ai cittadini e ha lasciando campo libero ad una pubblica amministrazione che rischia di fare più danni del coronavirus – afferma Rabazzi-. L’errore più grosso è quello di pensare che le aziende vogliano fare le “furbe” e per questo si è voluto inasprire i controlli e rendere più complicate le modalità per chiedere un diritto annunciato dalla politica; lo testimonia il fatto che vengono fatti controlli e verifiche ancora prima di erogare i fondi promessi, e questo in un momento quando le aziende, che già vivevano momenti magri prima del Covid-19, sono allo stremo a causa del lockdown e dalla mancanza di liquidità”.
“Sia chiaro – precisa il direttore – come Confederazione siamo assolutamente favorevoli alle ispezioni, ma in un momento di emergenza ci saremmo aspettati maggior buon senso e fare le verifiche ad erogazione avvenuta. In questo modo fare impresa diventa davvero impossibile. Un settore che in questi anni ha dovuto affrontare il crollo dei prezzi; la crisi del settore ovi-caprino e dell’intero indotto; le difficoltà del settore cerealicolo; la crisi della zootecnia; i cambiamenti metereologici, il brusco calo delle temperature a marzo e la siccità con la quale dobbiamo oggi fare i conti, ha bisogno di interventi urgenti e non di burocrati rigidi e poco attenti”.
“Oggi assistiamo al pullulare di soggetti diversi – prosegue -, alcuni che si sovrappongono agli altri, con proprie regole, criteri e funzioni differenti. Un esempio per tutti è quello dei nostri caseifici in grande sofferenza e impossibilitati a godere dei provvedimenti messi in campo da Agea e dalla Regione perché manca la vidimazione da parte di Enti superiori, con il risultato che il prezzo del latte è sceso a scapito dei pastori che sono la catena più debole della filiera. Un sistema che rema contro le aziende, come l’obbligo imposto della Regione Toscana di inoltro dei protocolli anti contagio entro il 30 maggio. Siamo pronti ad aprire le nostre aziende agli accertamenti, siamo pronti ai controlli ma dover perdere tempo anche per dichiarare che li abbiamo fatti è davvero inaccettabile”.
“E’ arrivato il momento di comprendere che l’agricoltore, soprattutto in un territorio che ha seri problemi di banda larga – conclude Ranazzi – non può dedicare altro tempo a una burocrazia che già oggi è una vera tassa occulta; noi non intendiamo sottrarci ad alcun obbligo di legge e, senza mettere in discussione i provvedimenti atti a tutelare la salute pubblica, ricordiamo che il nostro compito è garantire il futuro del settore agroalimentare e non diventare nuovi “funzionari” di uno Stato che è sempre più lontano da chi lavora”.