CAMPAGNATICO – Caro presidente Giuseppe Conte, chi le scrive è il sindaco di un piccolo comune della Maremma, ma anche un imprenditore di una categoria, quella degli agenti immobiliari, che con questa crisi sta morendo. Mi sento in dovere di scriverle da istituzione a istituzione, ma anche da cittadino che tutte le mattine, da diverse settimane a questa parte, deve convivere con la necessità di dare risposte alla propria comunità, di raccoglierne le grida di allarme, di cercare di dare aiuto a chi ne ha bisogno, ma allo stesso tempo sta vedendo la sua attività andare in difficoltà dovendo avere bisogno, a sua volta e nella propria attività professionale, di quell’aiuto che ad oggi non c’è.
E’ l’incipit della lettera che il sindaco di Campagnatico Luca Grisanti ha scritto, come amministratore e imprenditore, al presidente del Consiglio, di cui si riporta il testo integrale.
Vede, caro presidente, dal mio piccolo tocco con mano tante situazioni e posso assicurarle che se vogliamo aiutare i nostri territori, le nostre aziende, le famiglie, non si può agire con i prestiti, ma occorre dare soldi veri, così come avvenuto in altri paesi.
Presidente Conte, forse le soluzioni si troverebbero coinvolgendo le associazioni di categoria, oppure noi sindaci, che meglio di chiunque altro conosciamo le realtà dei nostri territori.
Si potrebbero trovare ulteriori soluzioni, non bocciando in blocco duecento emendamenti delle opposizioni solo perché arrivano da chi, in Parlamento, si trova in minoranza, ma che può essere portatore di buone idee.
Vede, presidente, io credo che non si possano far elaborare proposte, o peggio, dare risposte agli imprenditori da 450 esperti, che sicuramente saranno preparatissimi sul piano teorico, ma che sembrano vivere fuori dalla realtà, dal mondo che viviamo tutti noi cittadini ogni giorno. Sa che cosa hanno risposto a noi agenti immobiliari? Che possiamo accompagnare i nostri clienti a visitare le case da acquistare o da locare, solo se sono disabitate! Si rende conto che si tratta di una risposta che non ha senso? Perché se io chiedo a chi le abita di uscire per consentire la visita non sarebbe la stessa cosa? Per gli esperti, evidentemente no.
Questo è solo un esempio delle difficoltà con cui, tutti i giorni, quelle categorie che io, nel mio piccolo di sindaco di un piccolo comune ascolto, ed alle quali cerco di dare quelle risposte che, purtroppo, ad oggi spesso non ci sono. Basterebbe coinvolgerle maggiormente e ascoltare anche noi sindaci e, probabilmente, si sarebbero trovate soluzioni di buonsenso e, sicuramente, migliori.
Caro presidente, l’Italia è il Paese più bello del mondo, sicuramente è uno dei più importanti, ha dato i natali al genio di Leonardo, di Dante e di Michelangelo. Io amministro uno dei comuni toscani, regione che ha dato il via al Rinascimento. Anche allora venivamo da un periodo buio e, partendo proprio da questa terra che Lei conosce bene, e che sancì il passaggio dal Medioevo all’era moderna. Possibile che, memori di un glorioso passato, in questa Italia contemporanea non sia possibile far lavorare chi ne ha voglia, ma soprattutto assoluta necessità?
Caro presidente Conte, io, pur essendo un esponente di una forza politica contraria alla sua, non chiedo in questo momento le sue dimissioni, non voglio mandare a casa nessuno, voglio che tutti insieme lottiamo uniti per superare questo difficile momento, però lei deve aiutarci, deve ascoltarci!
Lo faccia, raccolga le proposte dei sindaci e con loro dei territori che amministrano, valuti quanto le chiedono le associazioni di categoria. Si metta nei nostri panni ed agisca di conseguenza. Perché se non ci compattiamo, se non ragioniamo di una ricostruzione vera, questo Paese ne uscirà non solo più povero, ma soprattutto più lacerato e di consegenza più debole.
Non credo che questa sia l’Italia che lei immaginava quando ha assunto il suo incarico, come non è quella che sognavo io quando ho deciso di mettermi al servizio della mia comunità e del mio Paese ad altri insieme a migliaia di sindaco che, con orgoglio, quotidianamente, indossano la fascia tricolore.