PIOMBINO – “Non possiamo permettere che un problema burocratico intralci le operazioni di recupero delle ecoballe, con tutte le conseguenze che ciò potrebbe comportare in termini ambientali e turistici”.
Così il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e Carla Bezzini, assessore all’Ambiente, tornano a parlare delle circa 40 ecoballe che dal 2015 giacciono sui fondali davanti alla costa piombinese e il cui avanzato stato di degrado sta minacciando l’ecosistema marino dell’intero arcipelago toscano.
“Le tonnellate di microplastica – continua Ferrari – che la nave Ivy ha fatto cadere in mare al largo dell’isolotto di Cerboli, nel mezzo del Santuario dei Cetacei Pelagos, versano in un avanzato stato di sfaldamento: il concreto rischio è che le reggette che tengono unite le balle cedano a causa della corrosione e rilascino tutti quei materiali in mare, causando un enorme danno ambientale e non solo.
Il problema sembra essere un intralcio burocratico: Aurelio Caligiore, contrammiraglio della Guardia costiera, che è stato nominato commissario straordinario con decreto del presidente della Repubblica e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha contestato tale nomina sollevando il dubbio di un potenziale conflitto di interessi, essendo l’ammiraglio capo del Reparto ambientale delle Capitanerie di porto.
Il commissario in questi pochi mesi aveva già terminato il lavoro di localizzazione ed era prossimo alla pubblicazione del bando per la procedura di recupero, prevedendone la conclusione prima della stagione estiva: un lavoro complesso portato a termine in pochi mesi.
Mentre la burocrazia inchioda questo procedimento così importante per il nostro territorio, quelle tonnellate di plastica giacciono sul fondo del mare a decomporsi: già alcune sono rimaste impigliate nelle reti dei pescatori o sono state spinte a riva dalle mareggiate.
Ogni volta, queste microplastiche eterogenee hanno disegnato un’inquietante striscia colorata sulla spiaggia, per decine e decine di metri, lasciando presagire il disastro ambientale che deriverebbe dalla rottura di una sola di queste balle.
I ripetuti appelli che abbiamo rivolto alle massime autorità non hanno avuto risposta – conclude -, ma l’inesorabile processo di decomposizione di quel materiale inquinante non concede altro tempo”.