GROSSETO – Questa rubrica si conclude oggi, con l’ultimo dei 53 articoli usciti quotidianamente su IlGiunco.net dallo scorso 13 marzo al lunedì odierno. L’obiettivo era raccontare il periodo della quarantena – del lockdown – cercando di prendere ispirazione dalla cronaca quotidiana per qualche considerazione/approfondimento in libertà.
Ora che è finita la fase critica, è giusto chiudere questa piccola finestra editoriale che aveva la propria ragion d’essere nel commentare uno stato di emergenza mai sperimentato prima. Anche se la normalità è tutt’altro che a portata di mano. Inutile farsi illusioni.
Comunque sia è stata un’esperienza che andava fatta. Ne danno testimonianza gli ottimi risultati di lettura, con pezzi che hanno ottenuto l’attenzione anche di 8.000 lettori unici. Non è una riflessione autocelebrativa, che non avrebbe proprio senso. Ma la constatazione del fatto che IlGiunco è un ottimo veicolo per raggiungere i lettori, e che c’è una domanda diffusa di articoli di approfondimento attraverso le opinioni. Che possono naturalmente piacere o meno. Oltre la cronaca nuda e cruda. Perché i fatti sono un dato oggettivo, non si discute. Ma l’interpretazione di quel che li ha preceduti e delle conseguenze che avranno, dipende molto spesso dai punti di vista.
Con il progressivo scoloramento della fase di emergenza che tutto ha travolto, tornerà pian piano la normalità. L’auspicio, a Grosseto come in Italia, è che tutti quanti impariamo qualcosa da questa brutta e traumatica esperienza. A partire dalle cicale della politica, che mai come in questo frangente hanno dimostrato tutta la loro inutilità e irrilevanza. Una delle lezioni auree di cui fare tesoro.
Il sottoscritto, da parte sua, si ritira in buon ordine, ringrazia tutti e per chi lo vorrà dà appuntamento al prossimo #tiromancino. La rubrica che oramai da più di tre anni trovate online sul Giunco la domenica mattina. Nel caso si presentasse qualche occasione propizia, ricorrenrò a qualche #extra-mancino infrasettimanale. Grazie a tutti per la pazienza, e a Daniele e Barbara per la loro magnanimità.