RIBOLLA – «La tragedia di Ribolla rimane il simbolo del sacrificio, 43 minatori vi persero la vita» così Silvano Polvani ricorda la tragedia di Ribolla.
«Il 1954 è l’anno della tragedia di Ribolla. Il mattino del 4 maggio verso le 8,30, scoppiò il grisou alla compagnia 31. Fu un boato tremendo, una vampata annientatrice che percorse in brevissimo spazio di tempo le gallerie ed i cantieri, che tutto spazzò via e carbonizzò. Tutto avvenne nel giro di pochi secondi. Seguì un silenzio agghiacciante, premonitore della immane sciagura. Dall’esterno sembrò che la terra fosse in moto, volavano in aria le tavole di legno all’imbocco del pozzo. Si rinvennero i primi morti: corpi straziati e carbonizzati, sorpresi nell’ultimo supremo grido. un fremito di orrore percorse tutta l’Italia al giungere delle notizie».
«Su tutti i giornali apparvero i titoli delle grandi occasioni accompagnati da fotografie che riprendevano scene strazianti, minatori delle squadre di soccorso sporchi di fango e con il volto annerito dalla polvere che risalivano su, sfiniti e semiasfissiati dai gas, dai pozzi della morte. Ci volle un disastro perché la miniera di carbone e il villaggio di Ribolla fossero degni di attenzione. La grave disgrazia di Ribolla segnerà e rimarrà nel sentimento della gente come il momento più alto del dolore e della commozione».
«Il cordoglio fu di tutti, in quel momento. E mentre nelle sventurate famiglie delle vittime si piangeva disperatamente, lo slancio solidale di tutta la classe operaia italiana, di tutti i cittadini si manifestava in ogni forma. Fu questa, indubbiamente, una delle pagine più tragiche della storia delle sciagure sul lavoro, ma anche una delle pagine più luminose della solidarietà. A sessantasei anni da quella tragica vicenda il ricordo non solo è ancora presente ma vivo fra la gente».