MASSA MARITTIMA – #iorestoacasa sì, ma anche #iovadoadaiutare: il primo e ormai ben noto hashtag è stato il diktat degli ultimi mesi per quasi tutti, ma il secondo riguarda chi generosamente ha messo la propria esperienza professionale a disposizione nelle zone più duramente colpite dal Nuovo Coronavirus.
E’ l’esempio di Catia Baldinacci, infermiera di Massa Marittima partita il 17 aprile insieme ad alcuni colleghi della provincia di Grosseto come volontaria, in risposta all’appello lanciato dalla Protezione civile a causa dell’emergenza Covid- 19. Catia 43 anni, infermiera da circa 20 ha scelto di candidarsi per ricoprire uno dei 500 posti che sono stati assegnati in tutta Italia per far fronte alla carenza di personale causata dall’epidemia, è stata selezionata ed è partita per Roma.
Qui insieme ad altri volontari è stata trasportata con un aereo militare a Bergamo e destinata poi all’ospedale di Aosta. “Durante il nostro breve scalo – racconta – ci ha accolti l’assessore allo sport della Regione Lombardia che ha raccontato della tragica spirale che ha colpito il bergamasco: 6.000 morti nella provincia in un mese e mezzo..una cifra che rappresenta un dramma in una provincia in cui se ne registrano mediamente 4.500 l’anno. “Ogni volta che qui compaiono persone come voi- ha detto l’assessore- venute sul nostro territorio per aiutarne altre, è impossibile non commuoversi”.
“Bergamo è devastata – ha raccontato – ma è proprio grazie alla vostra generosità se negli ospedali si inizia a prendere un po’ di respiro, necessario per andare avanti. Quindi vi ringrazio sinceramente e ringrazio Dio che questo tsunami non abbia investito le vostre regioni”. Al termine dell’incontro Catia è arrivata in pullman ad Aosta dove è stata destinata al reparto di cardiologia fino al 6 maggio.
“Le strade qui sono deserte – raccontava su una chat ad amici e al compagno rimasto qua con i suoi figli Anna e Alessio di 18 e 14 anni – le Forze dell’Ordine sono molto presenti: carabinieri, finanza e vigili del fuoco, ogni giorno”.
Catia ha lavorato in molte città Piacenza, Colle di Val d’Elsa, Grosseto e per vari anni nel reparto malattie infettive, fino ad approdare al 118 di Follonica e chiedendole come ha preso la decisione di partire da volontaria spiega: “ho sempre pensato e desiderato di vivere un’esperienza da infermiera volontaria, di andare a dare una mano in uno stato disagiato, magari dell’Africa, ma mai avrei pensato che potesse verificarsi in tutto il mondo una situazione simile. Questo era il momento di aiutare proprio qui da noi in Italia e ho deciso di partire. Naturalmente non avrei tollerato situazioni in cui fossimo stati privi di presidi di protezione e per fortuna siamo stati dotato di tutto, mascherine, guanti, tute. E’ comunque un’esperienza positiva che potrei anche ripetere se ce ne fosse la necessità”.