GROSSETO – Con rispetto parlando. Tutti i “caccolosi” che da anni ci fanno la morale sull’Europa che non serve a niente, perché ostaggio dell’idea malsana delle “piccole patrie”, sono cordialmente pregati di non devastarci più i cabasisi.
Quel che oggi è inequivocabilmente venuto fuori dal Consiglio europeo, infatti, dà finalmente una risposta alla grave crisi economica e sociale che l’Unione europea sta attraversando. Come conseguenza della pandemia di Covid-19. Ed è una risposta basata su una condivisione solidaristica del rischio, che fortunatamente rianima l’idea di un continente che è molto più di una sommatoria di Stati o delle loro fottutissime economie. In termini culturali, di diritti civili e di coesione sociale.
Certo c’è ancora moltissimo da fare. Ma è evidente che non c’è alternativa al destino comune. Basti un esempio banale. L’industria automobilistica tedesca si è resa conto di non poter fare a meno dei subfornitori italiani.
È un dato di fatto che a questo giro Bruxelles si è mossa con relativa tempestività rispetto alla crisi del 2008. In quell’occasione, grazie all’avvento di Mario Draghi, la Bce aspettò fino al 2012 prima di partire con il “whatever it takes” (di qualunque cosa ci sia bisogno). Stavolta, invece, al di là delle narrazioni tossiche, Bruxelles e Bce hanno già messo in campo diverse misure economiche, che sotto il profilo tecnico non sono proprio accessibili al grande pubblico, ma che ammonteranno complessivamente a oltre 2.000 miliardi di euro. Naturalmente con tutte le complicazioni che comporta coordinare 27 Stati rappresentativi di 500 milioni di persone.
Soprattutto, alla fine, sta venendo meno la grande fandonia sovranista – in verità anche intuitivamente alquanto ridicola – che basterebbe stampare moneta (o acquistare tutti i titoli di Stato da parte della Bce) per risolvere i problemi. Col via libera ai Recovery Bond, infatti, è evidente anche ai più sciorni che il problema è quello delle garanzie – soldi degli Sati o risorse comunitarie (che dagli Stati arrivano) – da trovare per chiedere prestiti sul “mitico” mercato dei capitali.
Tuttavia sarebbe stupido limitarsi a ragionare d’Europa solo in termini di sommatoria di singole economie, per quanto importanti e interconnesse. La scommessa vera è tornare allo spirito dei costituenti dell’Europa, quelli che nel 1957 coi trattati di Roma guardarono oltre il proprio naso per mettersi alle spalle le tragedie della guerra. Ecco, la tragedia del Covid-19 non è paragonabile a quel trauma, ma ci si avvicina. E richiede un colpo di reni adeguato. Che ognuno di noi deve dare, senza retorica.
Se poi qualcuno pensa la strada sia quella dei tanti piccoli Putin di provincia. Lasciamolo cullarsi nelle proprie meschine illusioni. Come diceva il filosofo presocratico E8ra6clito: πάντα ῥεῖ. Ovverosia “panta rei”: tutto scorre.