CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – «Ci siamo improvvisamente ritrovati a vivere in una dimensione surreale: città, parchi, strade, piazze, teatri, cinema, fabbriche, stadi, scuole… Vuoti, ed ospedali Pieni» inizia così la lettera dell’ex sindaco di Castiglione della Pescaia Dario Viti. «Un virus, il Covid-19, ci ha colpito, ci ha bloccati, paralizzati, al momento siamo solo stati in grado di rinchiudersi nelle nostre abitazioni, per chi ce le ha».
«Non sappiamo da dove viene il virus, chi lo ha causato, quanto sia letale, come si evolverà, quanto durerà, come curarlo, insomma non ne sappiano quasi, se non, nulla. Da cittadino, ho metabolizzato alcune, se pur poche, certezze: questo virus, da solo, non è letale come ci vogliono far credere. I morti non sono causa solamente del virus, ma nella quasi totalità ne sono una concausa, persone già gravemente affette da una o più patologie, non ci è dato di sapere quanti sono morti solamente a causa del Covid-19 (comunque una percentuale irrisoria) e quanti gli altri. Al momento non vi è alcuna certezza di un vaccino, stante il continuo mutare del virus».
«Vi sono alcune aree geografiche dove ha colpito con evidente devastazione, vedi la Lombardia. Non se ne conoscono ancora le ragioni scientifiche (Un diverso approccio socio/ospedaliero al virus, zona altamente inquinata?). Sono morti troppi Medici ed infermieri, perché non aveva dispositivi di sicurezza? Ma allora si tratta, quantomeno di omicidi colposi. L’economia del Paese ne sta uscendo a pezzi. Guardate il dopo virus sarà peggiore del prima, saremo tutti più poveri, tanti perderanno il lavoro, in particolare gli appartenenti al cosiddetto mondo delle partite Iva».
«L’informazione è totalmente dalla parte di chi afferma che il “Covid-19 è pericoloso, letale, durerà a lungo, se ne uscirà solo con il vaccino…”. Non si tiene conto di chi, al contrario, afferma “che è un’influenza particolare avente velocità di diffusione più elevate, da curare con farmaci mirati, no con il vaccino data la mutevolezza delle caratteristiche» prosegue la nota.
«Da cittadino vorrei uscire al più presto e bene da questa maledetta situazione. Passare alla cosiddetta fase 2 attraverso un progetto fatto di regole e di buon senso che tenga conto, prima di tutto, della salute dei cittadini. Ma anche questo ancora non lo vedo».
Viti propone la sua ricetta: «Mappatura omogenea, attraverso un campione significativo della popolazione (tamponi esami sierologici, purché omogenei), tesa ad individuare le persone sane o comunque guarite che sono in grado di riprendere le attività lavorative. Un piano di riapertura graduale delle attività comprensivo della messa in sicurezza del personale addetto a partire da quelle aree considerate a basso rischio contagio, non ha senso tenere chiuse intere zone del paese dove ci sono zero contagiati (per es. Basilicata), come non avrebbe senso, aprire ora zone contagiate (per es. La Lombardia). Tutto ciò dovrebbe esse fatto al più presto (4 maggio?) altrimenti vedo un popolo sempre più sofferente e disorientato sull’orlo di una rivoluzione sociale, non aspettiamo di arrivare alla fame, allora sì che sarebbe rivoluzione vera».