GROSSETO – “Il settore dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari) è sull’orlo del baratro. Dai dati di Fipe-Confcommercio si stima un rischio chiusura in Italia di 50mila imprese e la perdita di 300mila posti di lavoro. La ‘potenza di fuoco’ del Decreto Liquidità annunciata dal premier Giuseppe Conte si è rivelata solamente uno show mediatico che è durato il tempo di una conferenza stampa serale. Ancora troppa burocrazia, rinvio dei pagamenti fiscali troppo breve, nessun finanziamento a fondo perduto e aziende che si ritroveranno alla fine soltanto con più debiti da pagare”.
A scriverlo, in una nota congiunta, Elisabetta Ripani e Stefano Mugnai, deputati di Forza Italia
“La ristorazione – proseguono – è uno dei settori più colpiti dal lockdown: le consegne a domicilio non compensano le perdite subite dalla sospensione forzata e pesantissime saranno le conseguenze per l’economia dell’intero territorio maremmano, dalla costa all’entroterra, compromettendo anche la filiera allargata agroalimentare ed enogastronomica ed innescando l’ennesima crisi occupazionale. Queste attività hanno chiuso i battenti per decreto, non certo per loro volontà, e si sarebbero aspettate da parte del Governo misure adeguate all’eccezionalità del momento che stiamo vivendo.
Come se non bastasse, in Toscana l’ordinanza regionale del presidente Enrico Rossi, la 38 del 18 aprile, ha posto altri oneri e paletti destinati ad impantanare ulteriormente il sistema: ne è un esempio la nuova misura di distanza di sicurezza interpersonale nei luoghi di lavoro aumentata a 1,80 metri. Il risultato? Scoraggiare anche gli imprenditori più coraggiosi e ottimisti, alle prese con il metro nei propri locali per capire come gestire la logistica dei tavoli, come ridisegnare gli spazi, quanti coperti ridurre e quindi quanti dipendenti licenziare.
Mettendo sulla bilancia costi ed eventuali ricavi – concludono Ripani e Mugnai -, per molti ristoratori la ‘fase 2’ potrebbe proprio non arrivare. Manca liquidità immediata per le spese correnti (affitti, fornitori, stipendi e imposte) e l’unica certezza che hanno è quella di essere tra le ultime categorie a ripartire. La tutela della salute pubblica resta ovviamente prioritaria: è doveroso riaprire in sicurezza riducendo sì al minimo i rischi, ma con condizioni di fattibilità che non ostacolino il lavoro e permettano la sopravvivenza delle attività del nostro territorio. Questa è la direzione che devono perseguire il Governo e la Regione Toscana”.