GROSSETO – “Io sono pronta dottoressa, ho salutato tutti, anche la mia Emma e lei ha salutato me insieme a mio figlio. È cresciuta ed era tutta colorata” descrive così una delle tante chiamate che si stanno facendo coi tablet di Stiamo Vicini un medico palliativista della Ausl Toscana sud est «È stata l’ultima frase di Elsa dopo la videochiamata con la nipotina».
«Il coronavirus è entrato nelle vite di ognuno: pazienti, operatori, persone che hanno dovuto modificare integralmente ogni aspetto della vita, da quello lavorativo a quello personale, fino all’aspetto relazionale» si legge nella nota della Asl.
Se da un lato il sistema sanitario si sta adoperando nel “curare” le conseguenze precoci, acute e tardive che la malattia provoca, talvolta in maniera devastante con farmaci in sperimentazione e futuri vaccini, dall’altro vi è l’esigenza di rispondere alla domanda di quale cura proporre per combattere la tossicità più pesante dell’emergenza coronavirus, dell’ unico “farmaco” al momento certo: il distanziamento sociale. Questo rappresenta la misura necessaria per evitare il contagio che, soprattutto nelle strutture sanitarie, acuisce nei pazienti il senso di lontananza dagli affetti fino a minare un’adeguata relazione di cura.
Nasce per questo Stiamo vicini, progetto dell’Azienda USL Toscana sud est, in empatia con l’esperienza ed il cuore anche dei professionisti che si occupano di cure palliative e dei reparti di terapia intensiva. L’obiettivo è di aumentare le occasioni di comunicazione tra i pazienti ed i loro cari, anche quando le condizioni d’isolamento lo impediscano, attraverso la tecnologia e l’utilizzo di tablet, device disinfettabili che garantiscono la sicurezza anche dal punto di vista igienico.
Un’iniziativa doverosa per consentire alle persone di mantenere quanto più stretto possibile il contatto con i propri affetti, con la vita che “sta fuori” dalle stanze e dai luoghi di cura. Un concreto gesto d’umanizzazione delle cure per chi vive un periodo, forse l’ultimo, nelle terapie intensive, negli hospice aziendali e nelle proprie case e che ha contatto solo con pochi familiari, con i medici e gli infermieri dell’assistenza domiciliare.
Iniziativa apprezzata da tutti gli operatori e dai pazienti che stanno avendo l’occasione di poter mettere in contatto i propri pazienti, anche solo per un semplice saluto, con i loro affetti più cari. La tecnologia che aiuta ad accorciare le distanze emotive “Stiamo utilizzando i tablet nell’area Covid dell’ospedale” racconta un operatore ”Alcune scene ripagano il lavoro e rinvigoriscono dalle fatiche di questi mesi: Gli occhi lucidi di un paziente 90enne e la felicità sul suo volto, lo stupore di vedere e sentire le voci dei propri parenti proprio lì con lui, nonostante l’isolamento obbligatorio”.
Sono 24 in totale le postazioni attivate su tutto il territorio aziendale: 11 distribuiti nei vari punti della rete ospedaliera aziendale e 13 dispositivi per la rete delle cure palliative con relativi responsabili provinciali e referenti di zona.
Il progetto ottimizza l’utilizzo dei tablet per le videochiamate tra paziente e familiari (videochiamata su prenotazione e, in alcuni casi, comunicazioni urgenti), e consente anche ai pazienti e agli operatori sanitari di poter usufruire, tramite tablet, di supporto psicologico. È inoltre possibile, attraverso la modalità del “question time”, attivare momenti in cui il medico e gli operatori che hanno in carico il paziente aggiornano il familiare sulle condizioni cliniche.
L’obiettivo in fondo è sempre lo stesso, alla base dei percorsi di accompagnamento nel fine vita: prendersi cura dei pazienti e delle famiglie, garantendo la dignità della persona.