GAVORRANO – «La Confcommercio deve delle scuse all’amministrazione comunale di Gavorrano» è la risposta durissima del sindaco di Gavorrano, Andrea Biondi, che replica al comunicato stampa emesso dalla Confcommercio nella giornata di ieri, in cui il primo cittadino del comune minerario viene accusato di “tradimento” per aver approvato il calendario delle sagre comunali, a discapito dei ristoratori locali, messi in ginocchio dalla crisi Coronavirus.
«La delibera riportata – si difende Biondi – è frutto di un percorso antecedente il periodo di chiusura dei ristoranti, un percorso di concertazione avviato dal Comune di Gavorrano già dal mese di dicembre, quando di Coronavirus si parlava solo in Cina, per la stesura del calendario estivo 2020 di feste e sagre, essendo uno dei pochi territori comunali che presenta un regolamento ad hoc con la definizione di un numero massimo di giorni di sagre nel territorio, a differenza di molti comuni della provincia di Grosseto, frutto di un percorso di concertazione alla quale anche Confcommercio ha partecipato. Il firmatario di tale articolo dimostra di non sapere neanche di cosa si parla, e pertanto non volendo credere che si tratti di malafede, non resta che pensare che si tratta di persona che ignora del tutto il percorso condotto dal Comune di Gavorrano, e questo non fa onore all’associazione di categoria».
«Lunedì in consiglio comunale – spiega il sindaco, perfettamente consapevole della grave crisi economica legata alla pandemia – presenterò una lettera rivolta a tutti gli attori economici del territorio per cercare di gestire localmente la ripartenza, consapevoli della crisi nera che dovremo affrontare. Il Comune di Gavorrano, non solo io, ma tutti insieme; dipendenti comunali, maggioranza, opposizione, associazioni di volontariato (le stesse sporche e cattive che fanno le sagre), ristoratori, esercenti, nuovi volontari, cittadini che donano parte della loro spesa o denaro, la comunità tutta sta facendo uno sforzo enorme, compreso il sottoscritto. Leggere queste parole da chi ha partecipato alla stesura del regolamento feste e sagre, sapendo che la delibera citata non è che un atto dovuto di un percorso avviato quando non sapevamo neanche cosa fosse il coronavirus, leggere quelle parole fa rabbia, soprattutto per chi, come me, sabato era con i volontari della Croce Rossa a raccogliere le donazioni degli stessi ristoratori da consegnare alle famiglie in difficoltà (purtroppo sempre di più) per una Pasqua migliore.
«Quelle parole – conclude – fanno male perché si cavalca la disperazione di una categoria, disperazione che comprendo benissimo, semplicemente per fare clamore e guadagnare qualche like, dato che il problema non esiste, perché non vi saranno nemmeno le condizioni per svolgere le sagre».