GROSSETO – “Nell’attuale incresciosa vicenda, francamente poco trasparente, della chiusura della sede dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea, ci preme sottolineare che tra i numerosi fondi archivistici ivi contenuti vi è anche il nostro (ci sia permesso questo orgoglio di appartenere ad una tradizione tra le più importanti e tra le più trascurate della Maremma). Ci riferiamo all’archivio storico del Centro di Igiene Mentale, poi Dipartimento di Salute Mentale, che vi abbiamo depositato nel 2009 perché fosse oggetto di assidue ricerche atte a valorizzarne il contenuto”.
A scriverlo, in una nota, Giuseppe Cardamone, già direttore del Dsm Asl Toscana Sud Est, e Giuseppe Corlito, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Grosseto.
“Forse non tutti i grossetani e gli attuali amministratori sanno che la nostra città e la sua provincia hanno prodotto una delle prime esperienze psichiatriche territoriali italiane con l’istituzione del Centro di igiene mentale, fondato nel 1958 da Luciano Mazzanti e poi continuato da Marta Marri, grazie ad un gruppo di amministratori sagaci ed impegnati, d’avanguardia all’epoca – proseguono -. Ciò avveniva 10 anni prima della legge istitutiva dei servizi di igiene mentale (la cosiddetta legge Mariotti del 1968) e in rapporto con le prime esperienze italiane. Tra l’altro l’Isgrec ospita anche il “fondo Mazzanti” con i libri e le carte del professore. Su quelle radici si è sviluppato uno dei servizi di salute mentale che ha applicato rigorosamente la legge di riforma psichiatrica del 1978 e che ad oggi presenta le performance migliori, dati epidemiologici alla mano, della regione Toscana”.
“Quell’archivio è stato solo in parte indagato, producendo alcune pubblicazioni in collaborazione con l’Università di Firenze (“Bibliografia di storia della psichiatria italiana. 1991-2010”; “Follia senza manicomio”, 2012) ad opera di un giovane ricercatore dell’Isgrec, poi emigrato – vanno avanti Cardamone e Corlito -. Questa ricerca attende di essere completata e, se l’Istituto non riapre, non avrà seguito, facendo più danno dell’alluvione del 1966, che distrusse buona parte delle fonti archivistiche precedenti”.
“Pensiamo che Grosseto e la sua provincia non meriti questo destino, che l’ha condannata storicamente all’arretratezza culturale, all’emigrazione e alla riduzione al silenzio delle sue voci più autentiche e intelligenti. Per questo pensiamo che l’Isgrec debba riaprire quanto prima e che non ne possa essere disperso il suo prezioso patrimonio di fondi, di libri, di carte e di intelligenze – concludono -. Le istituzioni e le amministrazioni locali hanno il dovere verso le comunità grossetane e anche verso la comunità nazionale di non disperdere questo patrimonio”.