GROSSETO – Librerie. Cartolibrerie. Fiori. Abbigliamento per bambini. C’è del marcio in Danimarca, come direbbe Amleto. Oppure c’è del preveggente nella scelta del governo Conte?
In un Paese di allenatori della Nazionale, senza dubbio ognuno avrebbe avuto la propria ricetta alternativa. Ché chiunque si sentirebbe in grado di fare meglio del governo. Soprattutto chiunque avrebbe ragione. E chi governa torto.
Proviamo per una volta a fare il gioco al contrario. Il governo Conte ha fatto bene, e bisogna indovinare perché ha preso questa decisione. Rinunciando alla tentazione antipolitica, facile, del tiro al piccione.
Allora, provando a utilizzare argomenti razionali. La scelta di riaprire esercizi commerciali come librerie, cartolibrerie, fiorai e negozi di abbigliamento per bambini, è stata motivata da una lettura psicologica dei bisogni vitali dell’Italiano in quarantena. I libri, per chi è abituato a leggere – senza snobismi classisti, la parte migliore del Paese – sono come l’aria. Usando un’iperbole, come l’eroina per il tossicodipendente. Chi frequenta abitualmente le librerie è con buona probabilità una persona razionale, che dà valore alla conoscenza e alla competenza. Che non si assembrerebbe, non andrebbe in libreria senza guanti e mascherina. Manterrebbe le distanze e farebbe ordinatamente la fila. Dopo aver deciso cosa acquistare prima di recarsi in libreria. Dietro questa scelta del governo, lo speriamo vivamente, è auspicabile ci sia anche una motivazione ideologica. Premiare cultura e conoscenza; un consumo non consumistico. Non solo soldi insomma. Volesse dio!
Le cartolibrerie stanno nello stesso filone. In cartolibreria si va per lo più per comprare penne, quaderni, album da disegno, matite, pennarelli. Quella “cancelleria” così indispensabile a scuola, ma anche nella vita di tutti i giorni. Per esercitare una delle prerogative più stupefacenti dell’essere umano: la scrittura, senza la quale saremmo dei bruti. Dei trogloditi. Con quasi nove milioni di studenti a casa, c’è bisogno di penne, di matite, di quaderni. Come del pane!
I fiori. Ancora più semplice. I fiori segnano i cicli della natura, e a primavera la vita esplode. Chi sta chiuso in casa da trenta, quaranta giorni, ha bisogno di sentire il profumo della natura. Di uscire fuori rimanendosene dentro. In quarantena. Con molto tempo da far passare e l’accudimento delle piante che è un ottimo lenitivo dell’ansia.
Infine, ma non per ultimo, i vestiti per i bambini. C’è bisogno di una spiegazione? Anche no. Lo capisce anche chi non ha figli piccoli. Non dovrebbe essere difficile.
Insomma. Stai a vedere che il governo ha fatto la scelta giusta. Guardando ai bisogni più intimi e davvero significativi nella vita di ognuno di noi. Perché una macchina, uno skateboard, un profumo, un videogioco. Oppure un cellulare di ultima generazione, l’ultimo modello delle Snikers, o il capo d’abbigliamento fico, non sono indispensabili in tempi di carestia. Un libro, un foglio sul quale scrivere, un fiore sul davanzale o la salopette per il bimbo che cresce, sono veri e propri beni primari. Beni che fanno bene all’anima. Che ci tengono sintonizzati con la nostra umanità.