GROSSETO – A Grosseto come a Roma, o nel paese nel suo complesso. Come il barone di Münchhausen, salveremo baracca e burattini solo se riusciremo a sfuggire alle sabbie mobili tirandoci su da soli per i capelli: …«E sarei perito senza fallo se, con la forza del braccio, presa la coda della mia capigliatura e sollevatala con energia, non avessi tratto su me e il cavallo, che strinsi forte tra le ginocchia, di mezzo a quel pantano»…[Raspe, Bürger, ibidem].
Che poi sarebbe una parafrasi dell’escamotage ideato dall’immaginifico barone, per dire quanto sia irrealistico sperare che siano gli altri a risolvere i nostri storici problemi. Di qualunque natura essi siano. Come ad esempio il problema della propagazione del contagio, per dirne una. Venerdì scorso a Grosseto sono stati censiti 19 nuovi contagi, dopo una settimana nella quale ce n’erano stati uno o due al giorno. Con una recrudescenza che ha suscitato preoccupazione e sconcerto.
Nelle stesse ore, peraltro, circolavano descrizioni circostanziate di arrivi nelle nostre località costiere di molti vacanzieri pasquali: dai maneggi pieni di gente alle aree sosta zeppe di camper, fino e Vip e popolo delle seconde case. Bellamente infischiatisi del divieto urlato ai quattro venti di spostarsi per raggiungere case delle vacanze e località costiere, nei giorni di Pasqua e Pasquetta. Ora se un essere umano senziente, in un contesto nazionale nel quale ci sono oltre 20.000 morti in un mese per Coronavirus, non capisce da sé medesimo – come direbbe Catarella, appuntato in servizio al commissariato fittizio di Vigàta – che bisogna rimanere chiusi in casa. Seguendo norme di comportamento ispirate al buon senso. Com’è possibile pensare che un Decreto del presidente del consiglio dei ministri o poliziotti e carabinieri schierati per le strade, possano sostituirsi in modo efficace alla consapevolezza e al senso di responsabilità dei singoli? O forse bisogna arrivare all’extrema ratio: impedire l’accesso a cure ospedaliere e ventilazione polmonare a chi è stato contagiato per non aver rispettato le regole sulla mobilità? L’idiozia, infatti, se rimane confinata nelle proprie conseguenze a chi ne è portatore sano, non è un problema. Ma se a pagare per l’imbecillità sono altri, medici, infermieri o semplici cittadini, le cose si complicano alquanto.
Nella stessa logica va inquadrata l’assurda, paradossale e cialtronesca polemica lievitata intorno al ruolo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Anche qui, infatti, è semplicemente ridicolo strepitare perché gli altri – l’Europa, i Tedeschi, gli Olandesi – non ci vengono in soccorso, se prima non dimostriamo noi come paese di essere affidabili. Affidabilità che passa, ad esempio, dall’evitare di utilizzare in modo irresponsabile il pretesto del Mes per attaccare strumentalmente sui cosiddetti Corona-Bond. Anche perché è complicato prendersela con l’Olanda, quando (fra gli altri) i nostri miliardari di Fca, Mediaset e Campari, hanno la loro sede fiscale ad Amsterdam. Foraggiando l’agenzia delle entrate olandese.
In premessa. Salvini e Meloni che urlano al regime e riscoprono le garanzie democratiche contro il presidente del consiglio Conte, sono credibili come uno scimpanzé che si dichiara allergico alle banane. Anni di sovraesposizione mediatica e violazione di ogni norma della par condicio, di educazione e buon gusto, li rendono semplicemente grotteschi. Quindi nulla quaestio.
Molto più serio, invece, il ragionamento da fare sul Mes. Il famigerato Meccanismo europeo di stabilità è stato pensato nel 2010 come risposta alla crisi dei debiti sovrani scatenata dalla crisi del 2008-9. All’epoca i debiti sovrani in crisi erano quelli di Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna (i cosiddetti “Pigs”- in inglese: maiali). Il Mes è poi stato approvato nel luglio 2011, sottoscritto dai presidenti del consiglio degli Stati dell’Ue a febbraio 2012, ed è entrato in vigore nell’ottobre successivo. Tutta la fase delle trattative e della definizione delle regole di funzionamento è stata gestita dal IV governo Berlusconi (maggio 2008-novembre 2011), poi il trattato – ovviamente – lo ha firmato il subentrato Mario Monti. Arrivato a novembre 2011 dopo che la coppia di guitti della politica Berlusconi-Tremonti aveva portato l’Italia al fallimento.
Pertanto, oggi, Meloni e Salvini che fanno i sanculotti di provincia contro il Mes sono ridicoli nella forma e nella sostanza. Dimostrando una malafede così cinica che più che schifo fa pena.
Ma sono cialtroni soprattutto per un più serio motivo. Con le modifiche che ha ottenuto il ministro dell’economia Roberto Gualtieri – dio lo conservi, lo protegga, lo mantenga calmo e in forma, per il bene di tutti gli Italiani – le potenziali risorse messe in campo dal Mes non sono più sottoposte al controllo della Troika (Ue, Bce e Fmi). Ma sono destinate a finanziare l’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione, dovuti alla crisi Covid-19. Per l’Italia – che ha versato al fondo del Mes 14 miliardi – si tratta potenzialmente di 36 miliardi a tasso molto agevolato (quasi gratis), corrispondenti al 2% del proprio Pil.
Non si capisce pertanto il motivo per cui il governo dovrebbe escludere a priori l’utilizzo di quei soldi, ad esempio, per rifare quasi tutti gli ospedali del sud, che fanno schifo. E non si capisce perché il presidente Conte debba correre dietro a personaggi di assoluta irrilevanza politica come Di Maio, Crimi e Spadafora, che il mondo intero osserva con divertiti stupore e scetticismo per il ruolo illegittimamente e incomprensibilmente rivestito (il che non ci porta benissimo).
Ma la cosa che proprio risulta insopportabile – anche tenuto conto degl’inamovibili limiti oggettivi dei suddetti insignificanti personaggi – è che non si riesca a capire come alzare squinternate e assolutamente inutili polemiche politiche sul Mes, finisca per essere di ostacolo al raggiungimento del vero e strategico obiettivo dell’Italia. Ovverosia il via libera del Consiglio europeo ai Recovery-Bond: veri e propri titoli di debito garantiti dall’Ue che costituiscono lo strumento indispensabile per uscire dalla crisi economica scatenata dal Covid-19. Obiettivo al quale sta lavorando l’eroico (che dio ce lo preservi) ministro dell’economia Roberto Gualtieri, malgrado le trappole che prova a mettergli fuori e dentro il governo la banda di molluschi che si agita sui bassifondi della politica italiana. Basta essere anche parecchio meno che cretini, infatti, per capire che anche se i Recovery-Bond non si chiamano Corona-Bond, si tratta nella sostanza della stessa cosa.
Il barone di Münchhausen si salvò da solo tirandosi per i capelli fuori dalle sabbie mobili. L’Italia dovrebbe imparare a fare altrettanto, sconfiggendo i propri fantasmi. Se la metafora fosse troppo colta e incomprensibile. Possiamo ricorrere a un celeberrimo adagio maremmano, che gli storici locali attribuiscono al compianto senatore Torquato Fusi: «la politica è una cosa seria, come la topa. Non va data in mano ai ragazzi, ché la sciagattano». Buona Pasqua, da chi non ha fede ma spera.