MASSA MARITTIMA – Gli istituti penali sono stati i primi luoghi ad essere chiusi per fronteggiare l’epidemia da coronavirus. L’emergenza ha riportato indietro di molti anni il carcere, che è tornato ad essere un luogo chiuso e isolato dalla società: tutta la vita sociale, culturale, scolastica e lavorativa è stata sospesa.
Per non interrompere la comunicazione verso l’esterno, che ha dato risultati positivi negli anni, proprio la scuola è il volano da cui parte un progetto innovativo: la didattica a distanza su Skype, così come sta avvenendo nelle scuole “normali”. L’idea è della direzione della Casa Circondariale di Massa Marittima, rappresentata dalla direttrice Cristina Morrone e del dirigente del Centro per l’istruzione degli adulti Cpia 1 Grosseto, Giovanni Raimondi.
Il 12 marzo il progetto è diventato reale: la circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria autorizza il proseguimento dei corsi di istruzione in carcere mediante videoconferenze. Così, il 31 marzo sono riprese le lezioni per i 30 detenuti iscritti ai percorsi formativi di prima alfabetizzazione, scuola media e primo biennio delle superiori.
Tutto questo, senza rischi: la direzione e tutto il personale del carcere massetano continueranno a svolgere il mandato istituzionale attenendosi al rispetto delle regole vigenti per contenere il rischio di contagio. Quindi piccoli gruppi di studenti, spazi idonei e distanze di sicurezza. Si apre così la porta al futuro e all’innovazione, garantendo ai detenuti ospiti una quotidianità un pò più serena e attiva.
Questa prima fase sperimentale prevede un programma di videolezioni sincrone su Skype due volte alla settimana. Ogni martedì e venerdì, dalle 9,30 alle 11, gli insegnanti del Cpia di Follonica incontreranno i loro studenti “ristretti” nello spazio virtuale offerto da internet. Un filo che si riannoda. Dagli schermi del computer non si parlerà solo di didattica, ci saranno spazi per il dialogo e per riprendere i progetti e le speranze per il futuro a fine pena.
Il primo collegamento del 31 marzo è stata una presentazione del progetto, accolto con grande emozione da parte degli studenti detenuti, che hanno subito chiesto notizie e rassicurazioni su quello che succede fuori dalle mura. Tanta la paura e tante le preoccupazioni, perché il carcere – come tutte le comunità chiuse – è uno dei luoghi di massimo potenziale di contagio. Se questo dovesse arrivare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per i detenuti, per la polizia penitenziaria e per tutti coloro che gravitano su questa istituzione.
Nelle prossime settimane, ai percorsi di istruzione scolastica si affiancheranno i corsi di formazione professionali legati alle attività del Laboratorio per la trasformazione dei prodotti agroalimentari del territorio, un progetto già attivo e sostenuto dal Pulmino contadino in collaborazione con Slow Food Monteregio.
Il laboratorio, presentato pubblicamente e alla stampa il 20 dicembre 2019 con la degustazione dei primi succhi di frutta e delle marmellate a marchio ”Reati di gola”, è un’attività imprenditoriale solidale che ha suscitato molto entusiasmo e speranze tra i detenuti e i formatori.
Certo le difficoltà organizzative e tecniche non rendono semplice lo svolgersi di tutte queste attività didattiche ma, grazie all’ottima collaborazione tra staff del carcere e insegnanti Cpia, oltre alle lezioni on line si faranno arrivare agli studenti dispense e materiali su cui studiare ed esercitarsi.
Per supportare l’apprendimento degli studenti attraverso le nuove tecnologie, il Cpia si è impegnato a far pervenire all’istituto penitenziario nuovi computer e tablet. In un ottica che vede l’emergenza come punto di partenza per potere proseguire ancora meglio in futuro.
L’istituto penitenziario di Massa Marittima, grazie al mondo del volontariato e della scuola, può appoggiarsi a solide relazioni tra interno ed esterno, tra carcere e città, costruite in oltre 10 anni di scambio e progettualità.
Oggi, un ulteriore passo verso il cambiamento, porta la realtà di Massa Marittima ad essere esempio e laboratorio per tutto il Paese. Il carcere cerca un futuro più vicino alla società, quella che i detenuti si troveranno a vivere da uomini liberi. E consapevoli.